Lavorare senza essere pagati: un’usanza che per molti, specie all’inizio, rappresenta il pegno da pagare per accedere al mondo del lavoro.
Ma se, anziché essere una tappa obbligata, fosse una scelta consapevole o, peggio, il frutto di un’ossessione?
Se là fuori, cioè, ci fossero delle persone che lavorano per il semplice piacere di farlo, di recarsi ogni giorno nello stesso luogo, indossare una divisa e, per otto, nove, dieci ore, mescolarsi ad altri al solo scopo di dare un senso alle proprie giornate, sapremmo riconoscerle? Sapremmo capirle? Sapremmo narrare le loro storie?
Robledo racconta di questi spettri, della loro caparbia determinazione, dei loro deliranti “percorsi di liberazione” e lo fa a partire dalle tracce che si sono lasciati alle spalle: notizie di cronaca, interviste, biglietti d’addio, pagine di diario che la loro organizzazione, nata per necessità, ha via via generato.
Questo libro, però, è anche la storia di Michele Robledo, del primo che ha parlato (e forse inventato) il loro mondo, i loro volti, le loro utopie. Oscuro, grottesco, feroce, poetico, questo originalissimo romanzo dà corpo a un nuovo modo di spiegare le contraddizioni della società in cui viviamo, interrogando il lettore a ogni pagina e spiazzandolo, perché, come afferma lo stesso protagonista: Ogni versione è ugualmente plausibile. Tutte, però, possono essere confutate, e nessuna smentita del tutto. A chi credere, dunque? Di chi diffidare?
Trama
Michele Robledo è un quarantenne come tanti altri: giornalista freelance, scribacchia a destra e a manca; divorziato, vive con una ragazza più giovane di lui, un’eterna studentessa di Lettere senza prospettive. Un giorno, pressato dal bisogno di scrivere un pezzo che gli venga retribuito, Michele Robledo ha un’intuizione delirante. Mentre osserva la sua ragazza consigliargli, in un negozio di vestiti, modelli e taglie come lavorasse lì, il giornalista comincia a chiedersi: cosa mi assicura che la commessa del negozio sia una vera lavoratrice? O meglio, cosa ci assicura che la commessa del negozio sia davvero una commessa e non, come Veronica, una ragazza qualunque che ha rubato un’uniforme e si è messa a lavorare? Sono davvero il salario, o il contratto, a fare la differenza? Ossessionato da questa idea, Robledo propone al suo editore un finto reportage, il famoso Ghost Class Hero, nel quale pretende di essersi infiltrato all’interno di una sotterranea comunità di lavoratori fantasma, un organizzazione clandestina nota come LPL (Lavoro per il Lavoro).
Da lì in poi, l’organizzazione inizierà a ramificarsi lungo tutto il territorio nazionale, infiltrando migliaia di luoghi di lavoro, diventando una vera e propria minaccia.
Robledo racconta l’ascesa e il declino di tale organizzazione, le storie dei suoi membri, la disperazione di quanti, stanchi di cercare un lavoro che non c’è, iniziano a fare da sè.
Nota biografica
Nato a Siracusa, Daniele Zito si occupa di ricerca privata in ambito informatico. Collabora con «l’Indice dei Libri del mese», dedicandosi prevalentemente al teatro e alla narrativa italiana. Nel 2013, ha esordito con La solitudine di un riporto per Hacca. Robledo è il suo secondo romanzo.