PROCURA

Nel Siracusano, Mafia Capitale: truffa a Marina Militare, chiusa inchiesta per 6

Nel Siracusano, Mafia Capitale: truffa a Marina Militare, chiusa inchiesta per 6

La Procura di Roma ha chiuso le indagini sulla truffa da 7 milioni di euro compiuta ai danni della Marina Militare alla quale, tra il 2012 e il 2014, veniva venduto 9,6 milioni di litri di combustibile (gasolio a simbolo Nato F76, importato d Malta con navi libiche) in apparenza scaricato dalla nave Victory presso il deposito militare di Augusta (Siracusa) ma in realta’ mai consegnato, perche’ la Victory era naufragata nell’Atlantico nel settembre del 2013. I pm Giuseppe Cascini, Mario Palazzi e Luca Tescaroli assieme all’aggiunto Paolo Ielo hanno notificato l’avviso di conclusione dell’inchiesta a sei persone, ‘in primis’ Massimo Perazza (gia’ comparso in ‘Mafia Capitale’ come vittima di alcune vessazioni) e Andrea D’Aloja, rispettivamente amministratori delle societa’ Global Chemical Broker srl e Abac Petroli, delegati in Italia quali broker della danese O.W.Supply A/S, e poi il capitano di fregata della Marina Militare in servizio presso il Comando Logistico di Roma Attilio Vecchi, i militari Mario Leto, primo capitano di corvetta nonche’ capo deposito della direzione di Augusta, e Sebastiano Distefano, maresciallo della Marina e capo reparto combustibili di Augusta, e l’altro militare Salvatore De Pasquale, coinvolto nella vicenda quale componente della Commissione di Collaudo. Associazione per delinquere transnazionale (radicata in Italia ma effetti sostanziali in Svizzera, dove venivano accreditati i bonifici bancari profitto dei reati, e in Danimarca), falso, sostituzione di persona, corruzione, truffa aggravata, frode nelle pubbliche forniture sono i reati contestati, a seconda delle singole posizioni, dalla Procura.
Per i magistrati, Vecchi, intervenendo per evitare che la frode potesse essere scoperta, e i due militari Leto e Distefano, incaricati di redigere una falsa documentazione, anche sostituendosi ad altri colleghi, avrebbero ricevuto da Perazza e D’Aloja “indebite utilita’”, tra somme di denaro, ipad, pagamenti del soggiorno in piu’ occasioni al Visconti Palace Hotel di Roma, di un biglietto aereo, del noleggio di un’auto e delle prestazioni fornite da una prostituta. Il punto di svolta delle indagini porta la data del 14 dicembre del 2014 quando il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza esegue alcune ordinanze di custodia cautelare. Perazza e D’Aloja, pero’, si resero latitanti e vennero arrestati nel luglio dell’anno successivo dall’Interpol di Santo Domingo. Il nome di Perazza, che per sostenere la latitanza utilizzo’ un passaporto rimediato da un poliziotto (in pensione) del Commissariato Ponte Milvio, amico di Massimo Carminati, era emerso dalle carte su Mafia Capitale per i suoi contatti con Roberto Lacopo, gestore della stazione di carburante di Corso Francia, base di appoggio del gruppo che faceva capo all’ex Nar: e secondo una intercettazione telefonica, Perazza un giorno venne pestato da Riccardo Brugia, braccio destro di Carminati, per importanti somme di denaro che avrebbe dovuto restituire allo stesso Lacopo.