Urne aperte dalle 8 alle 19 in Francia per il primo turno delle primarie del centro-destra con sette candidati. Fino a poco tempo fa, le primarie conservatrici si presentavano come un duello tra due sfidanti principali: Alain Juppe’, gia’ premier e attuale sindaco di Bordeaux, e l’ex presidente Nicolas Sarkozy, con il primo favorito sul secondo dai sondaggi: 36 per cento a 29. Il terzo incomodo, Francois Fillon, pareva tagliato fuori. Nelle ultime settimane pero’ si e’ reso protagonista di una forte rimonta, issandosi dapprima a un 22 per cento comunque dignitoso; e poi addirittura sorpassando i rivali in extremis.
In gioco c’e’ l’Eliseo, la Presidenza della Repubblica per il cui rinnovo si andra’ alle urne fra sei mesi circa, la primavera prossima, con il turno decisivo a maggio. Tutti gli analisti concordano infatti nel sentenziare che chi vincera’ fra due domeniche con ogni probabilita’ sara’ altresi’ il successore di Francois Hollande all’Eliseo. I primi risultati sono attesi verso le 21, mentre il ballottaggio si terra’ il 27 novembre.
Le primarie di oggi sono una novita’ assoluta: per i conservatori, poiche’ finora per le primarie si era votato soltanto a sinistra, e per i francesi in generale, giacche’ ai 10.228 seggi sparsi sull’intero territorio nazionale potranno accedere non solo gli iscritti ai vari partiti interessati, bensi’ tutti i cittadini indistintamente, purche’ siano registrati regolarmente nelle liste elettorali, versino un contributo di 2 euro (a molti sgradito) e sottoscrivano un generico impegno a rispettare “i valori repubblicani del centro e della destra”. Un elemento che rende quanto mai difficile fare previsioni, tanto piu’ sondaggi: anche perche’ non e’ escluso che, essendo loro consentito, alla consultazione partecipino anche simpatizzanti di altre aree ideologiche, dai socialisti all’estrema destra. L’appuntamento e’ in effetti molto sentito dall’opinione pubblica, anche perche’ in palio non c’e’ semplicemente la guida di quel particolare segmento dello spettro politico.
Le altre forze appaiono infatti relegate ai margini: l’impopolarita’ che grava sullo stesso Hollande ha finito infatti con il piombare le ali ai socialisti. Sul versante diametralmente opposto, una vittoria del Front National di Marine le Pen non e’ piu’ valutata come impossibile, ma questo stesso fatto ha trasformato via via tale prospettiva in uno spauracchio: non a caso, l’estrema destra Oltralpe si e’ dimostrata in grado di aggiudicarsi molte battaglie, pero’ mai la guerra, e incapace di conservare il voto di protesta quando si fa davvero sul serio.
Se cosi’ stanno le cose, i Repubblicani (gia’ Ump, Unione per un Movimento Popolare) e le formazioni affini debbono evitare prima di tutto un pericolo: farsi del male da soli. Cosi’ sarebbe in primo luogo se l’affluenza non fosse ampia, a prescindere dalla volonta’ orgogliosa di sorpassare i circa 2,7 e 2,9 milioni di votanti che nel 2011 parteciparono rispettivamente ai due turni delle primarie socialiste. E, inoltre, se nessuno tra i sette candidati fosse in grado di svettare sugli altri. E qui il quadro si confonde.
Stando a un ultimissimo sondaggio, realizzato dall’istituto demoscopico ‘Ipsos’ per il quotidiano ‘Le Monde’ dopo il terzo dibattito televisivo di giovedi’ sera tra gli aspiranti, Fillon sarebbe infatti passato in testa con il 30 per cento delle intenzioni di voto, lasciando Juppe’ e Sarkozy (al quale di sicuro non hanno giovato le ulteriori indiscrezioni sui suoi presunti rapporti inconfessabili con la Libia di Muammar Gheddafi, circolate di recente) appaiati al 29. Inesistenti le chance degli altri personaggi in lizza: Bruno le Maire, Jean-Francois Coppe’, Nathalie Kosciusko-Morizet (unica donna) e il piu’ bizzarro, Jean-Frederic Poisson, sulla carta un democristiano, in realta’ il piu’ estremista, quasi un intruso.
A urne ormai bell’e pronte, le carte si sono rimescolate da capo: e puo’ succedere di tutto. Fillon ha alcuni punti a proprio favore, tra cui l’esperienza da premier che anche lui puo’ vantare, ma che e’ meno datata rispetto quella di a Juppe’, il piu’ anziano con i suoi 71 anni.
A quest’ultimo serieta’ e garbo non bastano. Al potere nella seconda meta’ degli anni ’90 con Jacques Chirac (venne condannato a 18 mesi – secondo molti quale capro espiatorio – nel 2004 quando si scopri’ che quando era vice di Chirac – tra il 1983 e il 1985 – al comune di Parigi, l’Rpr, la formazione gollista che precedette l’Ump e oggi Les Republicains, uso’ i fondi del comune di Parigi, per pagare i salari dei suoi impiegati) non ha legami particolari con Sarkozy, odiatissimo da una fetta consistente dell’elettorato, anche di destra.
Gliene mancano pero’ l’autorevolezza, il decisionismo, il carisma, a ben vedere gli stessi valori fondanti del conservatorismo di cui il predecessore di Hollande e’ quasi un’incarnazione. Fillon gli somiglia molto di piu’, ne e’ quasi coetaneo (62 anni contro 61, ma Sarkozy li compira’ comunque nel gennaio prossimo), e molti ricordano quanto sapesse tenergli testa, oltre a essere divenuto tanto indispensabile da rimanere in carica per l’intera legislatura, circostanza davvero rara.
Dunque, tirando le somme, Fillon puo’ vantare il meglio degli altri due, e dunque presentarsi come davvero alternativo rispetto a loro. L’incognita, oltre appunto all’affluenza (che, se elevata e quindi alimentata anche dagli elettori ‘neutrali’, favorirebbe di nuovo Fillon, penalizzato invece dal minore seguito in seno al partito), riguarda la volonta’ dei protagonisti di osservare le regole del gioco fino in fondo, ovvero di rovesciare il tavolo se le cose dovessero mettersi male. Negli ultimi comizi Sarkozy da Nimes, nel sud; Juppe’ da Lilla, pieno nord; e Fillon da Parigi, se le sono suonate di santa ragione. Se continueranno cosi’ anche durante e dopo lo spoglio delle schede, rischiano di nauseare un elettorato comunque a vario titolo gia’ deluso di suo.