Strade trasformate in torrenti per decine di chilometri, muri di contenimento franati, piante cresciute nei crateri al centro delle strade, lunghi tratti senza asfalto, cartelloni stradali scoloriti, posizionati in modo inadeguato, tratti segnalati come off limits per chilometri, ma con i varchi lasciati liberi al transito degli automobilisti. Guard rail appesi nel vuoto a delimitare strade ormai precipitate di alcuni metri. Percorsi con l’asse stradale completamente deviato, carreggiate ristrette della meta’ a causa delle frane. Strade che all’improvviso scompaiono alla vista, costringendo, a salti nel buio. E’ la rete stradale che collega i centri dell’entroterra della provincia di Palermo. La Cgil ha effettuato un viaggio in quattro tappe lungo circa mille chilometri, attraversando le strade che collegano le zone piu’ interne e impervie della provincia di Palermo. Sullo sfondo una dote finanziaria da 105 milioni di euro per gli interventi nel triennio che rappresentano una opporunita’ da non sprecare. Un ‘viaggio sconnesso’ nelle cinque zone nell’area metropolitana, l’Alto Belice Corleonese, la Costiera occidentale Partinicense, la costiera orientale termitana, la Lercarese Sicana e le Madonie. Mille chilometri tra strade statali, provinciali, mulattiere, regie trazzere, addentrandosi in quella cosiddetta viabilita’ alternativa, tornata in auge dopo il crollo del viadotto sulla Palermo-Catania. Solcato i tragitti della targa Florio, su cui appaiono i cartelli di ambiziosi progetti per ripristinare il glorioso circuito finanziati dall’Unione europea ma mai iniziati. Percorsi alternativi solo sulla carta, perche’ a loro volta crollati o franati. Sulle Madonie, le strade transitate giornalmente dai Tir che trasportano il salgemma dalla miniera di Petralia sono tutte franate. L’intercomunale 19 di Raffo Bivio Madonnuzza presenta tre frane e sconnessioni e dislivelli. L’altra strada che i camion percorrono e’ la provinciale 11 di Blufi che collega i comuni delle Madonie con lo svincolo autostradale di Irosa: la strada ha 4 frane e si presenta dissestata in larghi tratti. Ed e’ malmessa la strada che porta all’ospedale di Petralia cosi’ come la strada che collega Corleone agli aeroporti Falcone e Borsellino e Birgi e alle localita’ balneari. Una porzione della strada provinciale 7, che collega Cerda con Montemaggiore Belsito e con Alia, e’ ancora chiusa al transito, malgrado sia oggetto di un finanziamento con progetto esecutivo del 2012, dell’importo di 2.565 mila euro. Il cartello che prevedeva l’inizio e la fine dei lavori di manutenzione straordinaria e di ricostruzione del muro della strada nel maggio 2015 e’ li’, ma le opere, dopo quattro anni, non sono mai iniziate.
Sono alcune delle segnalazioni che la Cgil ha messo nero su bianco in un dossier sulla viabilita’ secondaria presentato oggi a Palermo. Un dossier che ha preso le mosse da un viaggio realizzato dalla Cgil in macchina percorrendo i quasi mille chilometri all’interno delle cinque aree della nostra provincia, l’Alto Belice Corleonese, la Costiera occidentale Partinicense, la costiera orientale termitana, la Lercarese Sicana e le Madonie. E che vuole accendere i riflettori sul tema delle strade dissestate, un’emergenza di cui ne fanno le spese abitanti e l’apparato produttivo delle zone. Dal dossier, che contiene l’elenco di tutte le strade chiuse e tutti gli interventi stradali gia’ finanziati, emerge che nel prossimo triennio – in particolare per il 2017 e il 2018 – ci sono 105 milioni di euro da impiegare per 63 interventi sulle strade secondarie dissestate, franate, interrotte, nell’area della citta’ metropolitana. Strade da riparare che possono essere occasione di lavoro per edili, geologi, ingegneri, forestali. La Cgil chiama a raccolta istituzioni, enti, associazioni e comuni, dall’Anas, all’assessorato ai Trasporti della Regione, al Comune di Palermo, ai Comuni della Provincia, per avviare una fase di monitoraggio e di controllo della spesa dei fondi destinati a questi lavori, molti dei quali programmati da anni ma mai iniziati. “Un anno fa – dice il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo – il cedimento del viadotto Himera sull’autostrada Palermo Catania ha acceso i riflettori sullo stato disastroso delle nostre strade secondarie. Sono venti in provincia di Palermo le strade chiuse, che cadono a pezzo. Tutte necessitano di ripavimentazione ma sono pochissimi, appena un paio gli interventi in corso. Con la chiusura delle Province gli interventi per i 1.600 chilometri di strade provinciali si son ridotti. Strade abbandonate a se stesse, ridotte a mulattiere, come le Regie Trazzere della pre Unita’ d’Italia”. “Oggi la Cgil – aggiunge Enzo Campo – racconta questo disagio per creare le condizioni per superarlo, perche’ la situazione e’ rimasta immutata. Una situazione d’emergenza e di totale precarieta’, con collegamenti stradali difficili, paesi che con l’inverno rischiano di restare di nuovo isolati. Nell’area delle alte e basse Madonie l’assenza di manutenzione ha comportato la chiusura di interi assi viari di collegamento. E con le piogge, le ordinanze di frane e smottamenti sono destinati ad aumentare, se non si interviene”.
Sono in totale 47,800 i chilometri di strade secondarie interrotte in provincia di Palermo: si tratta di 19 strade provinciali chiuse e due ex comunali su una rete stradale di 2.624 km, di cui 1.600 strade provinciali. E anche dove non ci sono strade chiuse, e’ facile imbattersi in tratti interrotti o in transiti pericolosi. Ma la manutenzione scarseggia, da ben prima della crisi della ex Provincia. “Ci sono progetti fermi da anni nei piani pluriennali delle opere pubbliche, che vengono puntualmente riproposti di anno in anno, si tratta sia di piani di manutenzione ordinaria che di messa in sicurezza e miglioramenti”, dice Mario Ridulfo, della segreteria della Cgil di Palermo. Per il 2016 ci sono 11 interventi per un importo totale di 3 milioni 732 mila euro. La cifra e’ destinata di gran lunga a salire nel 2017, anno in cui si prevedono 32 interventi finanziati per 56 milioni 190.543 euro. E nel 2018 ci sono 20 interventi per un totale di 45 milioni 281.455 euro. Scopo dell’iniziativa “e’ attivare una forma di controllo da parte dei soggetti istituzionali, citta’ metropolitana, Anas, Regione sulla gestione corretta di questi appalti, far si’ che i lavori partano e abbiano un termine, con il ripristino di condizioni stradali di decenza e sicurezza e con le ricadute che i territori aspettano dal punto di vista economico. L’interruzione delle strade sta minando le potenzialita’ di sviluppo di molto paesi e creando disparita’ tra le varie realta’. Per questo chiediamo che si dia il via al ripristino delle strade, per riavviare il volano dell’economia”. La Cgil ha percorso statali come la 120, la strada dell’Etna, strade provinciali come la 4, che collega San Cipirrello a Corleone: qui, ad esempio, la strada e’ stata ripristinata autonomamente dagli abitanti della zona, impossibilitati a raggiungere i propri terreni, senza seguire alcuna norma sulla messa in sicurezza del percorso. L’intercomunale 19 di Raffo Bivio Madonnuzza presenta 3 frane e sconnessioni e dislivelli. L’altra strada che i camion per la miniera di sale Petralia percorrono e’ la provinciale 11 di Blufi che collega i comuni delle Madonie con lo svincolo autostradale di Irosa: la strada ha 4 frane e si presenta dissestata in larghi tratti. Anche la strada di collegamento intercomunale “Irosa”, svincolo Irosa-Bivio Madonnuzza, nella parte di collegamento Irosa-Blufi, nei primi 4 km, quelli piu’ battuti dai camion, si presenta dissestata in piu’ punti. La strada ex consortile 10 “Di Catuso-Rurale5-Portella Pero”, che consente l’accesso alla discarica consortile Rsu di Castellana Sicula ai camion e ai mezzi agricoli che vanno a scaricare i rifiuti, e’ totalmente dissestata e sconnessa in diversi punti dei suoi 8 chilometri, perche’ allagata dalle acque di scolo dei terreni.