“Ripartiamo dall’Italia” e’ lo slogan che svetta sul video wall dell’Assemblea del Pd. Appuntamento che si e’ appena aperto con le note dell’Inno di Mameli, ascoltato e intonato dalla platea, interamente in piedi. Standing ovation per Matteo Renzi in apertura all’Hotel Ergife di Roma.
“Vorrei che questa assemblea fosse una assemblea caratterizzata da quel sano senso di passione per la cosa pubblica che ha ricordato Orfini. Serve una analisi dura e spietata” su quanto accaduto con il referendum costituzionale: lo ha detto il segretario del Pd, Matteo Renzi. “Grazie a tutti voi per questa occasione di incontro che e’ occasione importante. Si chiude il 2016, un anno straordinario. Se ci avessero detto che Trump sarebbe stato presidente degli Stati Uniti non ci avrebbe creduto nessuno. Ha vinto la Brexit e ha perso una idea di Europa, forse troppo imbalsamata e chiusa in se stessa. Ha perso, abbiamo perso, ho perso il referendum. E anche questo ha segnato in modo forte il dibattito europeo. Referendum che sono andati male anche altrove, ma non ha bloccato il processo in Colombia e per questo ha vinto il Premio Nobel per la Pace Juan Manuel Santos, che Paolo Gentiloni ha gia’ incontrato”, ha aggiunto.
“Le immagini di Aleppo straziano il cuore, non possiamo iniziare senza andare con il cuore la’ dove generazioni vengono private del futuro e dove troppo poco la comunita’ internazionale ha fatto per bloccare una strage assurda”.
Le riforme portate a termine dal precedente governo “non puzzano, resteranno e segnano la grandezza del partito democratico e di tutti noi” – ha detto Matteo Renzi.
“Se si dice che per fermare i ladri bisogna fermare le Olimpiadi si fa un danno alla citta’ di Roma. E forse bisognerebbe scegliere meglio i collaboratori e non fare polemica su altro”.
“La bocciatura della riforma costituzionale e’ una bocciatura netta della quale prendere atto, ma tra noi dobbiamo dirci che eravamo a un passo dalla Terza repubblica e siamo tornati alla Prima, senza pero’ la qualita’ della prima”. Cosi’ Matteo Renzi, segretario del Pd, all’assemblea nazionale. “Ora vedremo se il Paese sara’ condannato come noi pensiamo alla palude istituzionale”.
“L’analisi della sconfitta: non abbiamo perso. abbiamo straperso. Punto. – continua – Il primo errore che abbiamo fatto al Sud e? stato quello di puntare un po? troppo sul notabilato. Dobbiamo dirlo. Il primo errore che abbiamo fatto al Sud e? stato quello di puntare un po? troppo sul notabilato. Dobbiamo dirlo. Abbiamo perso sui quarantenne, sui trentenni e quarantenni. E quindi abbiamo perso in casa. “Abbiamo perso nelle periferie. Non iniziamo con il disagio sociale perche’ sono trent’anni che questa classe politica fa gli stessi discorsi sulle periferie e ci si ricordi delle percentuali che venivano prese quando si prendeva la meta’ dei voti che si prende ora. E nelle periferie c’e’ anche il ceto medio. Non si tratta di ricchi o poveri. E’ una parte del paese piu’ a rischio di populismo. Non e’ un problema di casta ma l’assenza di un senso di comunita’. E’ la linea che nelle periferie, tenute molto meglio di tante altre periferie europee, il senso di una comunita’ che si sfalda ha creato disaffezione e distanza rispetto alla politica tradizionale. Il punto vero e’ che la nostra efficienza e’ stata minore della nostra empatia. Abbiamo fatto bene le slide, ma non abbiamo ascoltato il dolore di chi non ce la faceva. Non sono le perle che fanno la collana, ma il filo. E noi non siamo riusciti a raccontare qual era questo filo.Se il 59% e’ una sconfitta politica. Con il 41% bisognera’ comunque fare i conti. Faremo il congresso nei tempi previsti”