LA NOTA DIPLOMATICA

Le donne libere, dovevano essere meglio degli uomini

Le donne libere, dovevano essere meglio degli uomini

Desperate Housewives — Negli Stati Uniti la popolazione carceraria femminile è cresciuta dell’800% negli ultimi trent’anni—e continua ad aumentare a un tasso quasi doppio di quella maschile. Per quanto il dato potrebbe forse sembrare un interessante indice della liberazione femminile americana, tale interpretazione è molto contrastata perché, beh, non doveva andare così. Le donne, adeguatamente libere, dovevano essere meglio degli uomini, non abbassarsi al loro stesso livello.
Il crimine e la violenza—circa il 37% delle americane incarcerate sono “dentro” per atti violenti—non sono gli unici vizi maschili abbracciati dalle donne finalmente liberate. Cresce—fortemente e in tutto il mondo—anche il consumo femminile d’alcool.
Secondo un recente studio dell’australiano National Drug and Alcohol Research Centre, a livello globale le donne avrebbero raggiunto—e in qualche caso, specialmente tra le giovani, superato—gli uomini per la quantità d’alcool ingerita. L’analisi, apparsa sul British Medical Journal-BMJ Open, esamina la convergenza nelle abitudini al bere tra quattro milioni di uomini e donne dal 1891 al 2014, unendo i dati di 68 studi internazionali.
Storicamente, erano sopratutto gli uomini a bere l’alcool, molto più delle donne. I maschi nati tra il 1891 e il 1910 avevano una probabilità doppia rispetto alle donne di consumarlo—e una probabilità triplicata di abusarne. Secondo i ricercatori, sia sotto il profilo del consumo sia sotto quello dell’abuso, le donne nate tra il 1991 e il 2000 hanno invece raggiunto una sostanziale parità. Le cause dell’aumentato consumo femminile sono incerte. C’entra sicuramente l’arrivo massiccio delle donne nel mondo del lavoro fuori casa. Dati del britannico Office for National Statistics indicano per esempio che le donne con ruoli manageriali o professionali bevono di più in assoluto e più spesso nei giorni feriali delle donne medie. Altri fattori, una sostanziale riduzione dei prezzi e la creazione di prodotti alcolici più dolci per un target femminile, hanno contribuito. C’è anche la disponibilità di tempo derivante dalla relativa liberazione dalle faccende di casa dovuta all’introduzione degli elettrodomestici. Comunque sia, il fenomeno è particolarmente marcato—o almeno sentito—negli Stati Uniti. Un recente servizio del Washington Post, sotto il titolo “For women, heavy drinking has been normalized”, fa presente che: “Le donne in America bevono molto di più e molto più di frequente delle loro mamme e nonne, e il consumo d’alcool le sta uccidendo in numeri da record”.
Secondo il giornale, dal 1999 al 2015 il tasso di mortalità per problematiche legate al consumo d’alcool è aumentato del 130% tra le donne bianche dai 35 ai 54 anni—causando l’8% dei decessi nel gruppo d’età. Già nel 2013 oltre un milione di americane sono finite al pronto soccorso per via di una sbornia.
È curioso ricordare oggi che la prima grandissima battaglia politica vinta dal femminismo americano, insieme allo stesso allargamento del suffragio, fu proprio l’introduzione del proibizionismo. Il XVIII Emendamento alla Costituzione Usa, che vietava su tutto il territorio nazionale il commercio degli alcolici, venne proposto dal Senato nel 1917—quando, come dicevano gli oppositori, “i ragazzi erano all’estero” a combattere la Prima Guerra Mondiale. L’esperimento durò fino al 1933.