Il 2016 si chiude in deflazione: non accadeva dal 1959. I prezzi al consumo in media d’anno – riferisce l’Istat – sono scesi dello 0,1%. L’inflazione di fondo, calcolata al netto degli alimentari freschi e dei prodotti energetici, e’ rimasta invece positiva (+0,5%), pur rallentando la crescita dal +0,7% del 2015. A dicembre, invece, i prezzi al consumo (al lordo dei tabacchi) sono aumentati dello 0,4% rispetto al mese precedente e dello 0,5% nei confronti di dicembre 2015; secondo l’Istat, la ripresa dell’inflazione e’ legata alla crescita dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+2,6%), degli energetici non regolamentati (+2,4%) e degli alimentari non lavorati (+1,8%). Il dato e’ ben al di sotto della media dell’Eurozona: +1,1% annuale a dicembre (contro il +0,6% di novembre), al top dal dicembre 2013. A fare da traino – spiega Eurostat – sono i prezzi di energia (+2,5%), servizi (+1,2%), alimentari, alcol e tabacchi (+1,2%).
A segnalare gli effetti negativi della deflazione la Coldiretti, secondo cui i prezzi riconosciuti agli agricoltori sono crollati di circa il 6% nel 2016, non coprendo in alcuni casi (come per il grano) neppure i costi di produzione. “Gli agricoltori hanno dovuto vendere piu’ di 3 litri di latte per bersi un caffe’ o 15 chili di grano per comprarsene uno di pane ma la situazione non e’ migliore per le uova, la carne o per alcuni prodotti orticoli. Nonostante il crollo dei prezzi dei prodotti agricoli in campagna, sugli scaffali i prezzi dei beni alimentari sono aumentati dello 0,2% nel 2016 anche per effetto delle speculazioni e delle distorsioni di filiera nel passaggio dal campo alla tavola. Ad incidere – precisa la Coldiretti – e’ anche il flusso delle importazioni selvagge che fanno concorrenza sleale alla produzione nazionale”. La deflazione, sostengono gli agricoltori e le associazioni dei consumatori, e’ strettamente collegata alla stagnazione dei consumi: il 2016, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea, si chiude con il segno meno per la spesa alimentare domestica delle famiglie. Secondo il Codacons, negli ultimi 8 anni i consumi degli italiani sono calati di 80 miliardi: “Come se ogni nucleo familiare avesse ridotto gli acquisti per 3.333 euro dalla crisi economica ad oggi. Numeri che hanno avuto effetti diretti su prezzi e listini”. Per l’Unione Nazionale Consumatori la deflazione dimostra che “il Paese e’ ancora in piena crisi e la domanda stenta a ripartire”. La preoccupazione, condivisa da Federconsumatori e Adusbef, e’ ora per il rialzo di beni energetici e autostrade “dovuto non certo ad una ripresa della domanda interna”.