Utilizzavano un linguaggio criptico i destinatari di misure cautelari nell’ambito dell’Operazione Notte bianca” portata a compimento ieri dai Carabinieri ad Avola. Secondo quanto appurato, consapevoli di poter essere ascoltati dalle forze dell’ordine nei colloqui finalizzati alla compravendita di stupefacenti, facevano ricorso ad espressioni avulse dal contesto cui si riferiva il dialogo.
Si rivolgevano l’un l’altro chiamandosi “cugino” e facevano riferimento alla sostanza stupefacente chiamandola “caffè”, “prevendita” e, soprattutto, indicandola come veicoli, motori o parti di ricambio di mezzi vari.
Antonino Vicino, catanese individuato dagli inquirenti come il canale di approvvigionamento dello stupefacente, era, infatti, chiamato “pizzaro” (rivenditore di pezzi da ricambio) e quando contrattava la vendita della droga, si riferiva ad essa con il nome di autovetture, motori, testate e turbine, a secondo del quantitativo.
Altro aspetto significativo emerge dal ruolo svolto dalle 4 donne coinvolte nell’operazione.
Sonia Silvia, all’occorrenza, sostituisce il suo convivente Gianluca Liotta, sia come intermediario nella compravendita dello stupefacente, sia dedicandosi in prima persona allo spaccio durante il periodo in cui Liotta era sottoposto agli arresti domiciliari.
Cristina Ferrara, compagna di Domenico Bruni, oltre a spacciare, ha fatto da autista al compagno in occasione di alcuni viaggi da/per Catania per rifornirsi di stupefacente. Il suo telefono, inoltre, era utilizzato per fissare gli appuntamenti.
Grazia Macca, già compagna di Salvatore Santoro avrebbe custodito la sostanza stupefacente acquistata da Santoro. Mentre Valentina Roccaro si occupava dello spaccio per strada.
