La vittoria di Bobbio a discapito di Palazzolo Acreide al concorso televisivo di Rai 3 “Borgo dei Borghi” arriva sul tavolo della Commissione di vigilanza della Rai attraverso un’interrogazione del deputato di Italia Viva, Michele Anzaldi per il sospetto di conflitto d’interessi.
“La Rai chiarisca – scrive Anzadi – se dietro il concorso televisivo non ci sia un imbarazzante caso di conflitto di interessi del presidente della giuria, Philippe Daverio. Se sono stati commessi errori e ci sono state connivenze, chi ha sbagliato deve pagare.
Il borgo vincitore Bobbio ha prevalso grazie al voto decisivo della giuria, che ha ribaltato il televoto dei cittadini, e il presidente della giuria Daverio è un grande sostenitore pubblico di Bobbio, tanto da aver ricevuto lo scorso novembre la cittadinanza onoraria per “meriti nella valorizzazione” del borgo”.
Anzaldi incalza con una serie di interrogativi: “E’ stato opportuno dare l’ultima parola su una competizione in onda nel servizio pubblico a chi, come Daverio, non ha fatto mistero di parteggiare per un preciso concorrente? Come è stata selezionata la giuria, e da chi? Daverio ha mai ricevuto denaro da istituzioni ed enti territoriali per la “valorizzazione” di Bobbio? Daverio un anno fa proponeva addirittura di nominare Bobbio terza capitale d’Europa, insieme a Strasburgo e Bruxelles: la trasmissione di Rai3 aveva un vincitore annunciato? Nessuno mette in discussione la bellezza di tutti i borghi in gara, compreso l’incantevole Bobbio, ma quando c’è il marchio Rai pagato da tutti i cittadini servono massime garanzie.
Il voto popolare – evidenzia il deputato – aveva premiato il borgo siciliano di Palazzolo Acreide, che con il 42% del televoto aveva staccato Bobbio fermo al 27%, ma quel voto è stato ribaltato grazie alla giuria, che ha assegnato il 66% a Bobbio e lo 0% a Palazzolo Acreide. E’ necessario che l’amministratore delegato Salini e il direttore di Rai3 Coletta – conclude – chiariscano ai cittadini cosa è successo e se tutto sia stato fatto rispettando le regole e l’imparzialità del servizio pubblico, oppure se qualcuno abbia lucrato dietro la buona fede dei telespettatori”.