Un altro vasto incendio ieri a Buscemi: le fiamme partite dalla strada statale 124, sono arrivate fino al boschetto di Costa Pernice, lambendo varie abitazioni.
“È una vera e propria dichiarazione di guerra contro la nostra comunità – dice il sindaco Rossella La Pira – e come tale occorre reagire. Ormai da diversi giorni il nostro territorio è martoriato quotidianamente dalle fiamme”.
Poi l’appello al presidente Musumeci: “Non possiamo più attendere ! Occorrono interventi urgenti e mirati. Occorrono mezzi e uomini per scongiurare che possa succedere ancora”.
Al sindaco La Pira fa eco il suo collega di Buccheri con parole, se possibile, ancora più dure: “Chi doveva programmare – dice Alessandro Caiazzo – non lo ha fatto; ci si è limitati solo alle chiacchiere ed a perdere tempo delegittimando o prendendo in giro chi, per decenni, è stato chiamato a garantire il patrimonio boschivo siciliano. Si, proprio quei lavoratori forestali tanto vituperati ma che oggi vengono invocati per salvarci da questa distruzione.
Ed intanto si sono persi di vista i veri responsabili di questa situazione, le vere cause a monte dei roghi e quella che finalmente viene chiamata con il nome che merita e che molti hanno timore a pronunciare: mafia agricola.
Non è più tempo di chiacchiere – insiste – ogni ora che passa a parlamentare e ad attendere risposta dal governo nazionale e regionale, ettari ed ettari di territorio vanno in fumo e ci avvicinano sempre di più alla desertificazione certa”.
Queste le soluzioni proposte: “Esercito subito in campo, potenziamento di mezzi di terra, seria riorganizzazione del comparto forestale ed operazioni straordinarie di bonifica per salvare il salvabile. Successivamente mano alla legge 353/2000, rivisitazione dei sistemi e dei metodi di controllo del territorio ed inasprimento delle pene per i responsabili dei roghi”.
“Il sindaco di Buccheri non èsolo, siamo dalla sua parte:”. Così il parlamentare nazionale Paolo Ficara ed il deputato regionale Stefano Zito, entrambi del MoVimento 5 Stelle. “Purtroppo – affermano – c’è una lunga catena di ritardi, dei Comuni innanzitutto e della Regione poi, nell’inquietante susseguirsi di roghi in provincia di Siracusa. La richiesta dell’esercito nelle zone rurali, già avanzata da diverse associazioni, è una prima misura ancorchè tardiva. In parlamento stiamo lavorando ad alcune proposte sia sul lato del potenziamento dell’attività di indagine che sull’utilizzo di strumenti sul lato della prevenzione. Ma bisogna partire dalla mappatura catastale dei terreni bruciati, con l’obbligo di applicare la legge nazionale 353 del 2000, recepita dalla regione siciliana nel 2006, che dispone il divieto di caccia, pascolo e di nuove edificazioni su terreni colpiti da incendio per i dieci anni a seguire dal rogo”.