“Continua a non avere limiti lo sciacallaggio politico dell’on. Vinciullo, che continua a cavalcare strade senza via d’uscita, arrampicandosi sugli specchi. Come nel caso degli stipendi ai dipendenti comunali di Rosolini”. A dirlo è il deputato all’Ars del Gruppo Pid – Grande Sud, on. Pippo Gennuso . “Ha cominciato la campagna elettorale troppo presto, forse perché preoccupato delle noie giudiziarie di alcuni esponenti importanti del suo partito (vedi l’avviso di garanzia dell’ultimora alla sottosegretaria Vicari implicata in una storia di corruzione a Trapani) e quindi con la menzogna cerca di attirare le attenzioni su di se, servendosi tra l’altro di personaggi voltagabbana di Rosolini che non conoscono minimamente la macchina burocratica della Regione. Tra l’altro non compete all’on. Vinciullo stabilire i criteri dei trasferimenti dei soldi agli Enti locali. Sappia il codazzo di rosolinesi che gli dà credito che esiste una cronologia nell’erogazione dei fondi ai Comuni. Quindi c’è una metodologia che va seguita per tutti gli Enti locali dell’Isola”.
Gennuso aggiunge: “Non si possono prendere in giro più di 200 dipendenti comunali e quindi altrettante famiglie affermando che gli arretrati arriveranno nell’immediato. Questo ovviamente mi dispiace, perché chi lavoro ha il diritto di essere pagato. Ma il caso Rosolini, è bene che si sappia, non è un fatto isolato, perché in provincia di Siracusa, ci sono i lavoratori del Comune di Pachino e del Libero Consorzio di Siracusa, che è poi l’ex Provincia regionale, nelle stesse condizioni. Piuttosto se responsabilità ci sono vanno attribuite al governo regionale ed alla maggioranza che sostiene il peggiore governatore degli ultimi 70 anni in Sicilia. E Vinciullo, che in questa legislatura non ha portato un solo centesimo di finanziamento per il territorio, anzi non è riuscito a difendere neppure il rifinanziamento della legge su Ortigia, si è legato alla poltrona della presidenza della Commissione Bilancio, grazie ai voti degli amici del governatore, solo per ambizione di titolo e non spirito di servizio”.