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Ad Avola un convegno su bullismo e cyberbullismo

Ad Avola un convegno su bullismo e cyberbullismo

“Il bullismo è estremamente dilagante. E’ dal 2007 che vengono emanate circolari nelle scuole per mettere in guardia gli insegnanti dal fenomeno”. Così Caterina Ajello, procuratore del Tribunale per i minorenni di Catania, ieri durante il suo intervento al convegno “Bullismo, cyberbullismo e deontologia dell’informazione”, al Convento dei domenicani di Avola, ha descritto la pericolosità di una delle azioni, di prevaricazione intenzionale e reiterata, più diffusa tra i giovani di oggi.
“La scuola spesso non dichiara gli episodi di bullismo” spiega il magistrato. “A noi le segnalazioni arrivano dal Pronto soccorso oppure direttamente dalla polizia. Invece gli insegnanti devono denunciare, non solo, tutto ciò che avviene a scuola ma anche tutto ciò di loro conoscenza che avviene in altri contesti. Sono dei pubblici ufficiali, se non lo fanno incorrono nel reato di omessa denuncia”. Del bullismo sappiamo che esiste quello diretto: fisico e psicologico e quello indiretto come, ad esempio, il “mormorio”, il pettegolezzo, utilizzato più che altro dagli adolescenti di sesso femminile. Esiste anche un’aggravante del fenomeno: la sua versione su Internet. Anche questa un tipo di condotta vessatoria che induce la vittima a cambiare abitudini. Si tratta del cyberbullismo.
“Non commettiamo l’errore di pensare a Internet come ad un mondo virtuale. Se da un lato è così – spiega Marcello La Bella, dirigente della polizia postale e delle comunicazioni della “Sicilia Orientale” – dall’altra il web ha conseguenze reali”. Il web non ha confini. “Il diritto all’oblio è difficile da applicare in alcuni casi – continua La Bella – basti pensare che in America non esiste il reato di diffamazione su Internet. Quello di sostituzione di persona invece sì. E questo è uno dei reati di cyberbullismo più diffusi”. La migliore arma per intervenire è il tempo. “Quando la notizia arriva a noi, a volte, è già tardi. Ci sono famiglie che cambiano residenza per non continuare a sostenere il peso della violenza psicologica”. Esiste anche un’App, però, per segnalare bulli e spacciatori, si chiama You Pol. Si può scaricare sul proprio telefonino. Tra i fattori che possono proteggerci dal bullismo, vi sono: “Il miglioramento dell’autostima delle potenziali vittime – spiega la psicologa Marika La Rosa – il coinvolgimento della comunità; il potenziamento dell’educazione, la mediazione degli adulti verso modelli di vita positivi”. Quando, invece, le notizie di bullismo diventano di dominio pubblico: “Il modo migliore di trattarle – spiega il giornalista Pippo Cascio – è quello di evitare l’informazione spettacolo. La ricerca dell’audience è la negazione della buona informazione. E la ripetitività della notizia, a volte, rende la sua spiegazione incapace di cogliere l’importanza del fenomeno. Occorre inquadrare ogni episodio nella sua giusta dimensione, considerare l’unicità della vittima”.