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Arte e nobilta’, a Palermo l’estro visionario di Alliata

Arte e nobilta', a Palermo l'estro visionario di Alliata

Affascinante, anticonformista, aristocratica e palermitana, un passo avanti rispetto al suo tempo, Topazia Alliata di Salaparuta e’ sempre stata uno spirito libero. Pittrice, gallerista, ‘esploratrice’ di nuovi talenti e tendenze, ha percorso un intero secolo, il Novecento, viaggiando parecchio, sola e con il marito Fosco Maraini, da cui ebbe tre figlie, Dacia, Yuki e Toni. Pur legata alla nobilta’ europea, curatrice di mostre internazionali, e’ sempre rimasta avvinta alla Sicilia, fino alla sua morte, avvenuta un anno fa, a 102 anni. Una mostra a Palermo – prima retrospettiva a lei dedicata, voluta dalle figlie Dacia e Toni Maraini e dalla nipote Gioia Manili – da venerdi’ e fino all’11 gennaio la racconta attraverso fotografie, disegni, lettere e alcune tra le sue tele piu’ interessanti, al fianco di opere di suoi amici e colleghi: da Guttuso a Pupino Samona’.
“Topazia Alliata. Una vita per l’arte”, andra’ in scena a Palazzo Sant’Elia, curata dal critico d’arte Anna Maria Ruta. Inaugurazione l’11, alle 18,30, alla presenza della scrittrice Dacia Maraini e del sindaco Leoluca Orlando. Il percorso espositivo osserva in filigrana una nobildonna che rifiuto’ la tradizione e volle correre per il mondo, animata da uno spirito curioso e sicuro da elegante conoscitrice, amica di poeti, intellettuali, scrittori ed artisti come, oltre a gia’ ricordati Renato Guttuso e Pupino Samona’, Corrado Cagli o Carlo Levi, ma anche di intellettuali impegnati come Danilo Dolci. Cresciuta in una famiglia di artisti (le zie pittrici Felicita ed Amalia Alliata, ma anche Quintino di Napoli), la mostra ne ripercorre la vicenda umana e culturale: la storia della famiglia Alliata, toccano gli anni in cui frequento’ l’Accademia di Belle Arti, i maestri, i giovani colleghi; il rapporto e il matrimonio con l’etnologo e fotografo Fosco Maraini, il trasferimento in Giappone durante la seconda guerra mondiale e la sofferta parentesi vissuta da tutta la famiglia in un campo di concentramento nel paese del Sol Levante; il ritorno in Sicilia e l’avventura da imprenditrice alla guida della Vini Corvo; gli anni ’50, gli intellettuali e gli amici artisti; la nascita della Galleria d’arte a Trastevere e i rapporti con artisti e collezionisti internazionali. Ogni sezione ospita opere interessanti. Un excursus storico-artistico sulla creativita’ della famiglia Alliata, sui maestri – Pippo Rizzo, Archimede Campini, Ettore De Maria Bergler, Mario Mirabella; sui colleghi d’Accademia – Renato Guttuso, Nino Franchina, Ezio Buscio, Piera Lombardo, Lia Pasqualino Noto, Giovanni Rosone; sugli artisti ospitati da Topazia e lanciati dalla Galleria Trastevere. Un frammento e’ dedicato agli anni giapponesi: “Seguii Fosco fino alla fine del mondo” scrive Topazia parlando del suo soggiorno in Giappone concluso poi nel campo di concentramento.
Le firme raccontano un secolo di arte italiana: dagli Alliata, a Quintino Di Napoli, Renato Guttuso, Ettore de Maria Bergler, Lia Pasqualino Noto, Pina Cali’, Archimede Campini, Pippo Rizzo, Mario Mirabella, Nino Franchina, Elisa Maria Boglino, Nino Garajo, Piera Lombardo, Michele Dixit, il soprano e pittrice Ester Mazzoleni Cavarretta, Daniele Schmiedt, Corrado Cagli, Ezio Buscio, Giovanni Rosone ed altri. Le opere di Topazia Alliata non sono moltissime, ma mostrano una mano sicura, attenta, influenzata dalle correnti artistiche del suo tempo. “Non so perche’ mia madre abbia smesso di dipingere – scrive Dacia Maraini – Probabilmente non aveva abbastanza fiducia nel suo lavoro. Come tante donne, portava in se’ la memoria atavica della sfiducia istituzionale”.
La giovane Topazia e’ irrequieta e affamata d’arte; nella Sicilia appena uscita dalla Prima Guerra, lei porta i pantaloni, fuma e guida l’auto (e’ una delle prime donne in Sicilia a prendere la patente) si impone sulla morale del tempo e convince il padre, il duca Enrico di Salaparuta -, uomo nemico di ogni pregiudizio, interessato alle nuove culture e all’ antroposofia, vegetariano e naturista, mentre la madre e’ Amelia Ortuzar Olivares detta Sonia, figlia di un diplomatico cileno, straordinaria cantante d’ opera che ha interrotto la carriera per sposare il duca siciliano -, a farle frequentare non solo l’Accademia di Belle Arti, ma anche la Scuola Libera del Nudo, allora proibita alle donne. Viaggiatrice, curiosa, sportiva, a 18 anni raggiunge Firenze dove conosce Fosco Maraini, giovane etnologo, scrittore e fotografo: e’ amore a prima vista, i due giovani dopo pochi anni si sposano e, dopo una parentesi da bohe’mien a Fiesole, si trasferiscono in Giappone dove Maraini ottiene un incarico universitario; la famiglia – nel frattempo sono nate le tre figlie – rifiuta di aderire alla Repubblica di Salo’ ed e’ perseguitata dalle leggi naziste; sara’ rinchiusa in un campo di concentramento di Nagoya da cui verra’ liberata soltanto nel 1945. Il ritorno in Sicilia porta Topazia Alliata alla guida dell’azienda vinicola di famiglia. Iniziano i primi dissapori con Fosco, dopo pochi anni la coppia si separa: Topazia, che ha sempre continuato a disegnare e dipingere, seppure senza continuita’, inizia a viaggiare tra Roma e Palermo, rinsalda i rapporti con il mondo dell’arte e le gallerie. Intuisce l’estro e le potenzialita’ di giovani come Pupino Samona’ e li lancia sul mercato. Dopo qualche anno apre la sua a Roma: la Galleria Trastevere diventa ben presto un punto focale del movimento artistico degli anni Sessanta. La Galleria si apre con una mostra su Cascella nel ’59, seguira’ Nuvolo e tanti altri, fino alla chiusura nel ’64. Topazia sostiene Danilo Dolci, si accosta al Movimento Federalista Europeo e, alla sua nascita, aderisce al Partito Radicale, ma e’ anche separatista di Sinistra, come lei stessa confessa, distinguendosi dalle rappresentanti dell’aristocrazia siciliana.