sanità

Assistenza a singhiozzo per un malato grave di Avola, l’Asp: “Ci siamo attivati”. La famiglia replica: “Soli dal 9 novembre”

Assistenza a singhiozzo per un malato grave di Avola, l'Asp: "Ci siamo attivati". La famiglia replica: "Soli dal 9 novembre"

La vicenda del 56enne di Avola, costretto a letto da una malattia neurologica grave, è diventato un caso mediatico da quando, a ottobre, l’assistenza domiciliare, che fino a quel momento era h24, gli è stata ridotta a 62 ore settimanali, con grave disagio per i familiari. Una decisione, quella del Distretto di Noto, contro la quale la famiglia attraverso il proprio legale ha già presentato ricorso d’urgenza. Le condizioni di salute del 56enne, infatti, non sono mutate: affetto da atassia spinocerebbellare l’uomo dipende da macchine sia per respirare che per nustrirsi.
Ma, dopo un mese, accade anche che, come riferisce la figlia Giorgia D’Amico, non vengano neanche più garantite dalla cooperativa, che ha in carico l’assistenza dell’uomo, neanche le 62 ore settimanali, pare, per mancanza di personale infermieristico.
Comincia un ulteriore calvario per l’uomo e per la famiglia che non ci sta e sollecita all’Asp ulteriori interventi.
Ieir arriva la nota del direttore del Distretto sanitario di Noto Giuseppe Consiglio che precisa: “L’assistenza domiciliare prevista dal Pai e accettata dalla
famiglia è di 62 ore settimanali. Avevamo proposto il ricovero in Suap dove sarebbe stata garantita l’assistenza H24 che però è stato rifiutato dal caregiver del signor D’Amico come da apposito verbale formato da tutti gli interessati”.
Sulle difficoltà della cooperativa ad assicurare le 62 ore settimanali il dott. Consiglio aggiunge: “Il Distretto sanitario di Noto si è prontamente attivato per risolvere il problema ed erogare l’assistenza anche attraverso altre associazioni già in convenzione con l’Asp per l’;assistenza domiciliare”.
Immediata la replica di Giorgia, che in questi mesi si è interfacciata con le istituzioni sanitarie per assicurare al padre un’assistenza adeguata: “Il Pai di cui si parla, che prevede un’assistenza domiciliare di 62h settimanali – afferma – è stato imposto alla famiglia visto che mio padre non ha firmato alcunché. E visto che prevede 62 ore settimanali, come mai non vengono erogate?
Nessuna altra associazione, oltre a quella affidataria, – conclude – a partire dal 9 novembre (data dell’inizio del disservizio) è intervenuta nella gestione dei servizio di assistenza”.
In queste parole tanta amarezza e rabbia anche perchè al centro di tutto c’è il rispetto del diritto alla salute e della dignità di un uomo.