“In Sicilia la mafia c’è ancora, ha cambiato aspetto e punta a fare grandi affari. La nostra amata terra dev’essere libera. Tutti noi dobbiamo impegnarci, ognuno con le proprie funzioni, per costruire un futuro migliore ai nostri figli e nipoti”. Queste le parole del giornalista Paolo Borrometi a Buccheri, mercoledì sera, in occasione della conversazione sul libro “Un morto ogni tanto”, edito da Solferino che si è svolta nel centro congressi “Sant’Ambrogio”.
L’autore del libro “Un morto ogni tanto” ha conversato con il giornalista Salvatore Di Salvo, consigliere nazionale Ucsi.
“C’è una parte della Sicilia mafiosa che non è stata mai raccontata – ha detto Paolo Borrometi – quella delle province di Ragusa e di Siracusa, le cosiddette “province babbe”, dove opera la mafia dei colletti bianchi, la mafia silenziosa, quella degli imprenditori infiltrata nella politica, che si nasconde dietro la mafia grezza e violenta, che spara e ammazza, facendo corruzione e affari. Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera come dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accellera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente in allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo.”