Un algerino di 48 anni è stato espulso dall’Italia per motivi di pericolosità sociale. Come spiega il Viminale in una nota, l’uomo era entrato “clandestinamente” nel 2016 e poi, come richiedente asilo, era monitorato dalle forze di polizia per aver manifestato nel centro di accoglienza dei migranti di Licodia Eubea (a Catania, dove era ospitato insieme al figlio), una forte avversione nei confronti dei costumi occidentali, condannando le operazioni militari della coalizione anti Daesh, vantandosi di aver in passato sgozzato molti uomini e di esser stato detenuto in Algeria, sino alla sua fuga. L’algerino si era anche reso responsabile di condotte aggressive verso le operatrici ed altre donne ospitate nel centro, che diceva fossero portatrici di comportamenti non conformi ai dettami islamici, fatti per i quali era stato denunciato per maltrattamenti e discriminazione razziale. In seguito al diniego da parte della Commissione Territoriale di Catania dello status di rifugiato, lo scorso 9 marzo l’uomo è stato portato al Centro di permanenza per rimpatri di Caltanissetta. Durante il trasferimento verso la struttura ha minacciato di compiere stragi in Italia in nome del Califfato ed inoltre, a seguito di approfondimenti sei servizi di Intelligence, è emerso che risultava titolare di un profilo social sul quale erano stati rinvenuti contenuti a favore dello Stato Islamico e di tenore anti-sciita. Per questi motivi l’algerino è stato espulso verso il suo Paese di provenienza, con un volo decollato dall’aeroporto di Roma Fiumicino. Con questo rimpatrio, il 63esimo del 2017, dal gennaio 2015 ad oggi salgono a 195 le espulsioni di persone gravitanti in ambienti dell’estremismo religioso eseguite con accompagnamento nel proprio Paese.