Oggi secondo giorno di interrogatori in Procura, a Palermo, degli indagati per il caso delle firme false del Movimento Cinque Stelle alle Comunali del 2012. Sigle ricopiate, ma, secondo alcune accuse, anche ‘clonate’, cioe’ raccolte in altre circostanze – a sostegno dei quesiti referendari, a esempio – e utilizzate per la presentazione delle liste. Ad arrivare per prima stamane la deputata nazionale Claudia Mannino che, senza rilasciare alcuna dichiarazione ai cronisti presenti, ha raggiunto il procuratore aggiunto Bernardo Petralia che conduce gli interrogatori insieme al sostituto Claudia Ferrari. Sempre oggi sentiti anche il deputato nazionale Riccardo Nuti, e il cancelliere del Tribunale Giovanni Scarpello. Nel pomeriggio, invece, il previsto l’interrogatorio dell’avvocato Francesco Menallo, ritenuto il consigliere giuridico di Movimento 5 stelle. Sabato scorso sono state sentite le attiviste Samantha Busalacchi che si e’ avvalsa della facolta’ di non rispondere, e Alice Pantaleone che ha respinto le accuse. La procura ha chiesto un saggio grafico agli indagati. A chiamare in causa la gran parte degli indagati, a partire dai deputati Mannino e Nuti, era stata la parlamentare dell’Ars Claudia La Rocca che ha ‘confessato’ nel corso della sua testimonianza, ricostruendo l’operazione di ricopiatura della notte del 3 aprile 2012, scattata dopo che gli attivisti grillini si erano resi conto dell’errore materiale su un luogo di nascita di un candidato. Nel timore che la lista fosse respinta, fu decisa la sostanziale falsificazione delle firme. La Rocca ha chiamato in causa chi avrebbe copiato assieme a lei: fra gli altri, Mannino e Busalacchi, dicendo che l’allora candidato sindaco di Palermo Nuti, sapeva. La Rocca si e’ autosospesa, come richiesto da Grillo per la verita’ a tutti i dieci indagati. L’altro deputato regionale autosospesosi e’ Giorgio Ciaccio: anche lui ha collaborato ampiamente con gli inquirenti. Contestata la violazione del testo unico 570 del 1960 che punisce non solo chi falsifica materialmente gli atti, ma anche chi fa un uso consapevole dei falsi. Lo scorso 23 novembre la Digos ha depositato in Procura una corposa informativa realizzata sentendo 400 testimoni, con disconoscimenti in massa delle firme apposte alle liste, sigle anche di professionisti ignari, come l’avvocato Fabio Trizzino, genero di Paolo Borsellino.