Alta tensione tra Washington e Bruxelles. La scure di Donald Trump rischia di abbattersi su almeno 90 prodotti europei. L’ipotesi allo studio della Casa Bianca è quella di introdurre dazi ‘punitivi’ su una serie di beni icona importati dai Paesi del Vecchio Continente: dalla Vespa all’acqua San Pellegrino, dal formaggio Roquefort al foie gras. Si parla di ‘supertariffe’ del 100% che farebbero di fatto raddoppiare i prezzi di quei prodotti per i consumatori americani. Una vera e propria dichiarazione di guerra commerciale tra America ed Europa dagli esiti imprevedibili, innanzitutto per milioni di famiglie sulle due sponde dell’Atlantico. E’ il Wall Street Journal a svelare le mosse anti-Ue a cui si sta lavorando, nell’ambito di un piano più generale con cui Trump intende rivoluzionare la politica commerciale Usa, all’insegna dell’American First.
Con l’imposizione di dazi e tariffe che dal Messico alla Cina penalizzino le importazioni e favoriscano la produzione interna. E’ la svolta protezionista annunciata dal tycoon in campagna elettorale, che comporta la messa in discussione anche dei grandi accordi di libero scambio. Guardando all’Europa sono Francia, Italia e Germania maggiormente nel mirino di Washington, con alcune eccellenze del ‘made in Italy’ che rischiano di avere nel prossimo futuro vita difficile Oltreoceano. Anche solo gli annunci, del resto, rischiano di creare danni: è bastato parlare di dazi sulla iconica Vespa – in America ancora simbolo della Dolce Vita – per causare un tonfo del titolo Piaggio, nonostante le rassicurazioni dall’azienda di Pontedera. “La qualità non ha frontiere: dazi, protezionismi, chiusure non possono essere barriere che mettono un freno, un muro alla qualità”, ha commentato il premier Paolo Gentiloni. Levata di scudi anche da Facebook, che definisce il protezionismo “un mezzo disastro”.
Ad essere minacciati sono anche i costruttori di moto svedesi ed austriaci, i produttori di formaggio francesi, quelli di acqua minerale come la Perrier (che appartiene al gruppo Nestle’, che produce anche la San Pellegrino). E poi ancora quelli di cioccolata, mostarda, paprika, tosatrici. Si salva Londra che – un po’ per la Brexit, un po’ per la ‘special relation’ con gli Usa – non è contemplata nella stretta. Un giro di vite che invece mira a colpire prodotti-simbolo dei Paesi Ue con l’obiettivo di per fare pressioni su Bruxelles. Alla base di tutto c’è infatti un contenzioso che da anni crea tensioni in seno al Wto: quello che riguarda lo stop della Ue all’importazione di carni di manzo Usa prodotte con bovini trattati con gli ormoni. Un blocco da sempre mal digerito da Washington, che in base alle proprie leggi non considera illegali le sostanze utilizzate dagli allevatori per aumentare la produzione. Almeno finché non é dimostrato che facciano male. Un principio contrario a quello adottato in Europa, dove prima della commercializzazione ci si accerta che un prodotto non sia dannoso per la salute. La linea dura di Trump verso la Ue – scrive il Wall Street Journal – verrebbe fomentata proprio dalla lobby dei produttori di carne.
Con l’accusa a Bruxelles di non aver dato attuazione all’accordo del 2009 che prevedeva una maggiore apertura del mercato Ue. Ora la palla passa a Robert Lighthizer, il rappresentante Usa per il commercio estero nominato da Trump. Se Casa Bianca e Senato daranno il via ai ‘superdazi’, sarà lui a doverli applicare. Il valore delle importazioni prese di mira è comunque relativamente basso: secondo il Wto, gli Usa possono imporre misure punitive solo su importazioni per un valore di circa 100 milioni di dollari.