Il countdown è cominciato. Il governo risponderà entro mercoledì alla richiesta della commissione europea di tagliare di 0,2 punti il deficit del 2017. La scelta è solo apparentemente tecnica. Certo gli uffici del ministero dell’Economia stanno mettendo a punto una serie di ipotesi testandone i rischi sulla crescita economica. Si starebbero valutando tagli lineari alle spese, qualche misura anti-spreco ma anche la possibilità di un aumento dell’Iva. Un aiuto potrebbe arrivare anche dagli incassi, in crescita, della lotta all’evasione. Di certo si esclude un intervento di calo dell’Ires, l’imposta sul reddito delle società.
Ma il vero nodo è e rimane politico. Con le elezioni che sembrano avvicinarsi a passi rapidissimi il varo di una manovra di 3,4 miliardi potrebbe avere soprattutto l’effetto di allontanare il consenso, necessario per governare e fare riforme. Sul tavolo ci sarebbe quindi ancora l’ipotesi di rischiare l’avvio della procedura di infrazione. Che ha tempi lunghi.
Gentiloni ha già detto chiaramente di no ad una manovra con effetti recessivi. Dal vertice in Portogallo dei governi del mediterraneo lancia di nuovo un messaggio. “Serve un’Europa che con più decisione e convinzione sia in grado di accompagnare il percorso di crescita degli Stati membri – afferma – E’ il momento di accompagnare la crescita con politiche di sostegno a investimenti e lavoro, con passi avanti nell’unione bancaria, con un’interpretazione intelligente e favorevole alla crescita delle nostre regole”.