Ilva ha deciso di sospendere l’attivita’ di smaltimento del polverino di altoforno presso il centro siciliano di Melilli. Imbarcato a Taranto, il materiale raggiungeva la Sicilia via nave. La sospensione della fornitura al centro di Melilli avviene anche perche’ il contratto con l’impianto siciliano e’ in scadenza al 31 dicembre 2016 e l’azienda adesso e’ in attesa di valutare soluzioni alternative. Lo si apprende da fonti vicine all’azienda. Contro il trasferimento del polverino di altoforno hanno preso posizione sia l’eurodeputata cinque Stelle, Rosa D’Amato, che Legambiente. In particolare Legambiente ha scritto ai commissari Ilva Gnudi, Carrubba e Laghi affermando che “il trasferimento del polverino da Taranto a Melilli e lo smaltimento nella discarica Cisma riduce gli impatti su una zona ma irragionevolmente li carica su un’altra altrettanto inquinata e sofferente”. Legambiente ha quindi chiesto ai commissari “di sospendere la spedizione e il conferimento nella discarica siciliana” contestando all’Ilva “un’operazione spacciata come transitoria i cui termini effettivi restano ignoti”. Ma il polverino di altoforno Ilva smaltito nel centro autorizzato Cisma di Melilli non e’ un rifiuto industriale pericoloso, chiariscono fonti vicine all’azienda. Le quali aggiungono che a conferma di cio’, periodicamente questo materiale viene sottoposto a campionature da parte di Ilva, che si avvale anche di laboratori esterni certificati. In passato, inoltre, sono state fatte verifiche anche da enti esterni come Arpa Puglia.
Questo materiale, che si genera durante il processo produttivo, prima di essere inviato ai centri di smaltimento, viene recuperato e in parte riutilizzato all’interno dello stabilimento come sottoprodotto. Tutto il materiale in eccesso che non puo’ essere riutilizzato all’interno del complesso siderurgico, viene invece inviato solo a quei centri – tra i quali la discarica di Melilli – che presentano tutti i requisiti richiesti per uno smaltimento corretto di questo materiale.