L’isolotto di Capo Passero nel Siracusano presenta grandi peculiarità floristiche e vegetazionali e allo stesso tempo una notevole vulnerabilità che può causare estinzioni o declino delle popolazioni di specie vegetali e alterazione degli habitat in situazione di stress.
Lo rivela lo studio “Floristic and Vegetation Changes on a Small Mediterranean Island over the Last Century” pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista scientifica Plants a firma dei ricercatori Saverio Sciandrello, Salvatore Cambria, Gianpietro Giusso del Galdo, Pietro Minissale, Gianmarco Tavilla e Antonia Cristuado del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Catania, Riccardo Guarino del Dipartimento di Scienze e Tecnologie biologiche chimiche e farmaceutiche dell’Università di Palermo e Salvatore Pasta del CNR – Istituto di Bioscienze e BioRisorse e del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Catania.
Nell’articolo viene presentato lo studio della flora e della vegetazione dell’isola, una delle tre punte della Sicilia, frutto del lavoro dei ricercatori dei due atenei che per diversi anni hanno studiato il sito che annovera ben 269 taxa di piante vascolari, per lo più mediterranee e alcune endemiche della costa iblea, come Limonium syracusanum, mentre altre sono molto rare come Cichorium spinosum specie est mediterranea, presente in Sicilia solo in quell’area.
“Oltre all’isola anche la vicina costa di Portopalo di Capo Passero possiede un eccezionale valore botanico, ma anche geologico e paleontologico per la sua ricchezza di fossili, i calcari risalenti al Cretaceo e le vulcaniti più antiche della Sicilia – spiegano i ricercatori -. Di particolare importanza per l’aspetto storico-culturale anche il castello dell’isola, la tonnara e i resti di impianti per la lavorazione del pesce di epoca romana sulla costa adiacente. Valori naturali e storico-culturali che necessitano di una maggiore protezione da parte delle istituzioni locali. Recentemente sono state promosse azioni per consolidare la costa rocciosa con danni alle comunità vegetali costiere del promontorio e che prevedono l’introduzione di specie aliene altamente invasive come Carpobrotus spp., una pianta che dovrebbe essere estirpata o monitorata per evitare l’introduzione sull’isoletta”.
Gli autori dello studio suggeriscono l’allargamento dei limiti della Zsc alla costa prospicente l’isola, l’ampliamento del sito Natura 2000, la designazione di un organo di gestione qualificato e l’acquisizione dell’isola come proprietà pubblica per garantire una migliore gestione del territorio e la conservazione dei suoi valori naturalistici e del patrimonio culturale.