domani la cerimonia

Lentini, una sala del Commissariato di Polizia intitolata a Rao Carmelo e Reina Salvatore

Lentini, una sala del Commissariato di Polizia intitolata a Rao Carmelo e Reina Salvatore

Sono morti sul lavoro Rao Carmelo e Reina Salvatore, per fermare una lite a mano armata. Domani pomeriggio, alle 16, nel commissariato di Polizia di Lentini, a loro sarà intitolata la sala riunioni.
Il tragico epilogo della vicenda viene così raccontato nel rapporto giudiziario di denuncia e arresto a carico di Camerata Pietro, redatto il 7 maggio 1965 dall’allora Dirigente del Commissariato di Lentini, Dr. Giorgio Ricciardi:
“Le guardie, nonostante avessero visto il Camerata Pietro, armato di fucile, fermo sopra la motoretta in mezzo alla strada, gli si avvicinarono in atteggiamento pacifico e, anche quando si accorgevano che lo stesso imbracciava il fucile per puntarlo contro di loro, continuavano ugualmente ad avanzare, rinnovando l’invito alla calma, che rinforzavano con analogo gesto della mano destra alzata in aria. Era fin troppo evidente l’atteggiamento pacifico delle Guardie e che la loro intenzione era unicamente quella di comporre bonariamente la vertenza tra i due fratelli. Senza motivo e ragione alcuna per agire in tal senso, il Camerata Pietro dava l’ordine perentorio di allontanarsi. Poiché il dovere imponeva loro di continuare nell’azione pacifica iniziata, le due Guardie, per nulla intimidite dalle minacce, che certamente ritenevano esagerate, continuavano ad avanzare verso il Camerata Pietro che si trovava ormai a pochi passi col fucile spianato. All’improvviso, gli astanti ed i testimoni vedevano il Camerata Pietro puntare l’arma contro la Guardia Reina e, senza causale alcuna, esplodeva un primo colpo contro la stessa che veniva attinta alla regione latero cervicale sinistra, facendola stramazzare a terra in una pozza di sangue. Quasi contemporaneamente, il Camerata Pietro esplodeva il secondo colpo contro la Guardia Rao, attingendola alla regione latero cervicale destra e al viso mentre la stessa al primo sparo, invece di difendere la propria vita, si preoccupava, in un atteggiamento paterno, di far scudo col proprio corpo ai piccoli Siena Roberto di Gaetano, di anni 4 e un altro bimbo, rimasto sconosciuto che, ignari, erano intenti a giocare sulla pubblica via.”