Inizierà domani, giovedì 7 febbraio, il trasferimento dei migranti ospitati all’interno del Cara di Mineo. I primi a lasciare la struttura in provincia di Catania sarà un gruppo di 50 persone, al quale ne seguirà un altro di altre 100 entro fine mese. L’avvio del trasferimento è la conseguenza di quanto deciso dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, ovvero di smantellare il centro d’accoglienza entro dicembre di quest’anno. Dai trasferimenti saranno esclusi in questa prima fase i nuclei familiari con minori e le persone “vulnerabili” o titolari di protezione umanitaria. Attualmente nel Cara di Mineo sono ospitati 1.186 richiedenti asilo, 15 titolari di protezione internazionale, 94 titolari di permesso umanitario e 8 richiedenti asilo per i quali è stata attivata la procedura Dublino. Il trasferimento, secondo le indicazioni del Viminale, sarà programmato di mese in mese e prevede l’inserimento nel Siproimi (l’ex sistema Sprar) dei 15 titolari di protezione internazionale e il trasferimento degli altri in tutte le province siciliane. A febbraio le partenze sono previste il 7, il 17 e il 27. Quella di Mineo è la seconda struttura d’accoglienza smantellata dal governo italiano, e arriva pochi giorni dopo il trasferimento dei migranti che si trovavano ospitati nel cara di Castelnuovo. Aperto nel 2011 dal governo Berlusconi, quando ministro dell’Interno era il leghista Roberto Maroni, per far fronte alla grossa ondata migratoria dovuta alla “primavera araba”, il cara di Mineo è una delle strutture d’accoglienza più grandi e controverse d’Europa. Realizzato in quello che un tempo era chiamato “Residence degli Aranci”, inizialmente la struttura ospitava i militari americani di stanza nella base di Sigonella. Convertito in centro d’accoglienza, con un indennizzo di 6 milioni di euro l’anno da parte del governo alla società proprietaria della struttura, il centro fu studiato per ospitare 4.000 immigrati. Dietro la sua gestione ci sarebbe stato un ampio giro illecito di scambio di voti e favori, su cui la magistratura sta cercando di far luce, e che ha visto coinvolto tra gli altri anche l’ex sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione.