Lukoil starebbe pensando alla vendita del complesso di raffineria di petrolio Isab nell’ambito della revisione delle sue operazioni estere.
La notizia è stata diffusa dalla Reuters secondo la quale il vice presidente di Lukoil, Leonid Fedun, non commenterebbe il processo di vendita, ma avrebbe dichiarato: “C’è stato interesse verso tutte le nostre attività estere”. Lukoil, riporta ancora Reuters, avrebbe offerto dati finanziari e tecnici sul complesso ai potenziali acquirenti per “provare l’appetito del mercato”. Lukoil ha acquistato una partecipazione del 49% della raffineria ISAB da ERG nel 2008 e divenne il solo proprietario sei anni dopo.
A luglio scorso, disposto dalla Procura di Siracusa, il sequestro preventivo degli impianti con una serie di prescrizioni ambiantali da ottemperare da parte della società petrolifera.
Sulla vicenda si registrano le reazioni della politica: “Nessuno può, né vuole, entrare nelle scelte strategiche della Lukoil – scrive Vincenzo Vinciullo, presidente della Commissione bilancio all’Ars – ma dal momento che sono quasi 1000 i lavoratori dipendenti dal colosso russo, sarebbe opportuno che facessero conoscere quali sono le loro reali intenzioni in modo da tranquillizzare i lavoratori e consentire al territorio di poter esprimere le proprie valutazioni su un’ipotesi di passaggio delle azioni della raffineria Isab. Non crediamo – conclude – che le indagini della Procura possano aver stimolato la società ad assumere questo atteggiamento dal momento che già da subito si era dichiarata disponibile a mettere in atto le prescrizioni sugli impianti”.
“La notizia della ipotesi di vendita della Lukoil venisse confermata – commenta Marziano – sarebbe motivo di allarme e preoccupazione, perché un conto è sapere che un pezzo importante dell’industria siciliana e siracusana è nelle mani di un grande gruppo come la Lukoil , altra cosa è pensare cosa può succedere in termini di nuove ipotesi di governance e scelte industriali. C’è piena disponibilità del governo regionale – conclude – ad affrontare eventuali problemi. Il tutto, comunque, nel rispetto delle prescrizioni della Magistratura sugli interventi per mitigare gli impatti ambientali”.
“Occorre subito – sollecita Paolo Amenta, Vice Presidente di AnciSicilia – l’apertura di un tavolo permanente di confronto tra forze sociali, imprenditoriali, istituzionali e la politica, per scongiurare la morte di quel che resta dell’are industriale e la messa in strada di migliaia di lavoratori. Assistiamo all’atteggiamento silente di una politica che non ha, dopo anni, ancora una strategia, non si confronta con il territorio e con il sindacato, non parla più di bonifiche e non si preoccupa di far crescere l’economia e l’occupazione in questa provincia. Dall’altra parte – conclude – alle giuste azioni di salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini, richieste con il grido della disperazione dalle popolazioni che vivono attorno all’area industriale, l’unica risposta che arriva dalle aziende, in questo caso dalla multinazionale russa Lukoil, è la vendita e la rimessa sul mercato degli impianti”.