Nuova scadenza per il progetto di realizzazione della Ragusa-Catania, opera strategica per il governo. “Nella riunione di ieri al Cipe, il Ministero delle Infrastrutture e quello dell’Economia hanno messo nero su bianco i dubbi circa la sostenibilità economico-finanziaria del progetto autostradale e la solidità finanziaria del concessionario che è la Sarc. Per questo è stato chiesto alla società privata di presentare entro il 13 maggio un nuovo progetto di economia e finanza che possa permettere di superare le criticità rilevate. Non dobbiamo rischiare di ritrovarci con una nuova incompiuta tra le mani”. Così i parlamentari del M5s Paolo Ficara e Marialucia Lorefice e la deputata regionale Stefania Campo.
Se il nuovo Pef non dovesse risultare realmente sostenibile, “Si potrebbe rivedere il progetto di finanza e lavorare ad un nuovo progetto a totale finanziamento pubblico, con possibile coinvolgimento anche della Regione”, annunciano Ficara, Lorefice e Campo.
Concessionaria dell’opera è la Sarc, acronimo di Società Autostrada Ragusa-Catania, con sede a Torino. Il rappresentante dell’impresa e presidente del cda è Francesco Bonsignore, 82 anni, fratello di Vito, imprenditore con un passato di politica attiva alle spalle. Recentemente, Meridionews ha definito la Catania-Ragusa l’ultimo tassello rimasto di un disegno più grande. Come riportato in un articolo della testata online, “a inizio anni 2000 l’imprenditore progetta infatti di ottenere dal ministero delle Infrastrutture le concessioni per tre nuove autostrade: la Orte-Mestre, la San Vittore-Campobasso e, appunto, la Catania-Ragusa. La prima finisce al centro della mega indagine della Procura di Firenze sulle grandi opere, Bonsignore rinuncia alla progettazione che invece Anas, circa un anno fa, annuncia di voler rilanciare. La Termoli-Campobasso avrebbe dovuto collegare il mar Tirreno all’Adriatico. Bonsignore, tramite la Silec, si aggiudica la progettazione preliminare, ma dell’autostrada dei due mari vengono realizzati nel 2008 solo nove chilometri per una spesa di 78 milioni di euro. Poi più niente, finché il governo Renzi la toglie dalla lista delle opere strategiche da finanziare, decretandone la fine. Tutte le fiches adesso restano puntate sull’infrastruttura siciliana”.