
“Non ci sono prove in questo processo che il giudice Paolo Borsellino sia stato ucciso perche’ rappresentava un ostacolo per la presunta trattiva che c’era in corso fra Stato e mafia”. Ad affermarlo e’ stato il Pm Stefano Luciani, nella sua requisitoria in corso a Caltanissetta davanti la Corte d’Assise nell’ambito del quarto processo per la strage di via d’Amelio.
“Borsellino – ha detto Luciani – era sicuramente a conoscenza dei contatti fra i Ros e Vito Ciancimino. Fra l’altro poco prima di essere ucciso il magistrato era particolarmente turbato da qualcosa. Lo dimostra lo sfogo avuto con suoi due giovani colleghi magistrati, quando disse che qualche amico lo aveva tradito fino poi a scoppiare a piangere. Il primo luglio del 92 incontro’ a Roma l’allora ministro dell’Interno Antonio Mancino, ma fu un incontro breve in cui non si parlo’ della trattativa in corso. Incontro che Mancino non ricorda e avvenuto nel giorno del suo insediamento”.