E' bufera

Terremoto al Consorzio di tutela IGP “Pomodoro di Pachino”, un’azienda socia riconducibile a Giuliano

Terremoto al Consorzio di tutela IGP "Pomodoro di Pachino", uno soci riconducibile a Giuliano

Tra i soci del Consorzio di tutela IGP ‘Pomodoro di Pachino’ figura un’azienda che sarebbe riconducibile a colui che viene ritenuto il capomafia locale, Salvatore Giuliano. Così riporta per l’Agi un’inchiesta di Paolo Borrometi.
L’azienda, secondo quanto riporta l’agenzia, avrebbe due soci: Gabriele Giuliano e Simone Vizzini e fra i dipendenti ci sarebbe proprio Salvatore Giuliano,
condannato per associazione mafiosa (come ‘capo’), droga, armi ed estorsioni e tornato in libertà dopo circa 20 anni di carcere nel maggio del 2013.
Suo figlio Gabriele Giuliano e’ a processo con il padre per minacce di morte, tentata violenza privata aggravata dal metodo mafioso.

Interpellato da Borrometi, il presidente del Consorzio, Sebastiano Fortunato ha chiarito che: “Secondo quanto previsto dal disciplinare ai fini della legittimazione dell’uso del marchio, e’ sufficiente che la società abbia ottenuto l’iscrizione all’ente di certificazione, ente che e’ autorizzato dal Mipaaf”, ovvero “l’Istituto Zooprofilattico per la Sicilia di Palermo”. Il Consorzio, prosegue Fortunato, “ai fini dell’iscrizione di un soggetto della filiera a socio, secondo lo statuto e la normativa vigente, deve solamente verificare che il soggetto sia stato certificato dall’Ente di Certificazione. L’attività istituzionale di tutela del prodotto a marchio Igp riguarda il prodotto immesso in vendita, al fine di garantire al consumatore finale la qualità del prodotto venduto, nessun altro potere-
ha concluso – e’ attribuito al Consorzio”.
Dopo aver rilasciato questa dichiarazione – riporta un’altra agenzia – il presidente del Consorzio, Sebastiano Fortunato, ha deciso di rassegnare le dimissioni spiegando in una lettera ai soci: “Il mio incarico doveva durare solo sei mesi e invece sono giò trascorsi quasi 11 anni, ora e’ il momento di lasciare il Consorzio ad altri”.

Inevitabili le reazioni politiche: il responsabile nazionale Legalita’ del Pd, Giuseppe Antoci chiede al Prefetto di Siracusa di verificare la ragione per cui nei criteri d’accesso alla certificazione del marchio di qualita’ non venga prevista la certificazione antimafia.
il senatore del Movimento 5 Stelle, Mario Michele Giarrusso chiede il commissariamento del Consorzio e l’intervento del Ministero delle politiche Agricole.