UNO SPARO NEL BUIO

di Bruno Formosa

Cattura Formosa

In queste settimane si fa un gran parlare della viabilità sulle strade siracusane, quelle che sono state asfaltate, quelle che attendono di essere asfaltate, quelle che non si asfalteranno mai. Via Necropoli Grotticelle, ad esempio, è diventato un tavolo da biliardo dopo i recenti interventi. Solo il tempo ci dirà se i lavori sono stati ben fatti, come pare, o se dopo le prime piogge la strada tornerà ad essere l’accozzaglia di rattoppi che è stata per anni. Via Augusta, croce per migliaia di automobilisti e delizia per decine di meccanici e carrozzieri, si è trasformata improvvisamente in una strada transitabile senza il valore aggiunto di rischiare l’osso del collo da parte dei motociclisti.
Adesso l’ombra dei rifacitori stradali si sta pericolosamente allungando sul primo tratto di Corso Umberto, quello che dalla stazione conduce (o dovremmo dire condurrebbe, con un po’ di fortuna) a Piazzale Marconi o, come
noi amiamo chiamarlo, “Pozz’ingengere”. Tutti lì a lamentarsi su Facebook delle condizioni del manto di quel tratto di strada. La verità è che noi siracusani siamo petulanti, zillusi e tardi di comprendonio, e soprattutto non abbiamo a cuore lo sviluppo della nostra città.

Quel pezzo di strada, non a caso posto all’interno del percorso obbligato che, dalla zona sud della periferia, porta (dovrebbe portare, con un po’ di fortuna) i turisti verso il centro della città, è ormai assurto a dignità di testimonianza storica. Vi diremo di più: molte famiglie straniere che hanno vissuto l’avventurosa esperienza di transitare su quel tratto, tornano più volte nella nostra città per misurarsi ancora con la sorte.
E’diventata un’attività ludico-sportiva che contribuisce ad incrementare le presenze turistiche in città. Perché credete che quest’anno si sia registrato il sold-out nelle strutture alberghiere anche nel mese di Settembre? Le latomie del paradiso? La Madonna delle lacrime? Piazza Duomo? Il Museo archeologico? Macché, è il “Corso Umberto path of death”, che è divertente, gratuito, avvincente e molto, molto cool.

Potremmo anche dire che molto cool ci vuole per uscirne indenni, ma eviteremo l’insulsa battuta pecoreccia.
Perché credete che non si parli più della Blue Whale? Passata di moda? No, semplicemente è stata soppiantata dal Corso Umberto path of death, per fare il quale non si è costretti a guardare film dell’orrore all’alba, o andare ciondolando per le stazioni a notte fonda. Basta aspettare il proprio turno sorseggiando una granita al Bar della Stazione, inforcare uno scooter, e poi misurarsi con quello che è considerato lo sport estremo più fashion del 2017.
E cosa vogliono fare adesso? Vogliono rifare il manto stradale, vogliono appianare quelle belle collinette che per anni sono state le nostre singolari rampe di lancio verso l’ignoto gravitazionale, vogliono colmare tutte le buche che campeggiano serenamente su quella strada e che accompagnano la nostra vita da sempre. A quelle buche i siracusani si sono affezionati, è pure stato dato un nome ad un paio di loro, una si chiama Maria D’Inghilterra, un’altra Madame Popova, un’altra ancora Daniela Santanchè (anche se nessuno ne ha mai compresa la ragione).
Insomma, giù le mani dal Corso Umberto, se davvero vogliamo che la nostra diventi una città veramente a vocazione turistica!