La sagoma di un uomo curvo e girato di spalle. E’ una scenografia semplice quella costruita per Edipo a Colono, andato in scena ieri sera al Teatro Greco di Siracusa per la 54esima edizione del Festival classico. In un solo gesto, quella sagoma ricurva, racchiude in sè l’essenza del dramma e dell’eroe tragico Edipo che vive un vero e proprio viaggio mentale, immerso nella meditazione del destino umano, ma ancora sospeso tra l’introspezione e l’amore per la città.
Alle spalle della statua che domina la scena, due grossi massi e poi il nulla, solo terra arida, così come arida era l’Atene dell’epoca che usciva dalla guerra contro Sparta e adesso provava a rialzarsi.
Il regista Yannis Kokkos è rimasto molto fedele alla versione classica dell’ultima tragedia di Sofocle, a parte per un’unica contaminazione: i costumi.
Vestito di stracci Edipo, brillantemente interpretato da Massimo De Francovich, porta sulle spalle il peso di terrificanti crimini a cui non poteva sfuggire, cacciato da Tebe, è diventato un migrante. Giunto a Colono viene inizialmente respinto dai cittadini, ma nella vicina Tebe il re Creonte e Polinice si stanno contendendo il potere, mentre l’oracolo annuncia che la città è pronta per accogliere le spoglie di Edipo. Per questo motivo interessato i due cercano di tirare a sè l’eroe, tentando anche il rapimento delle figlie-sorelle. Un rombo di tuono annuncia la morte di Edipo. Quest’ultimo vedrà l’ultima volta Teseo, re di Atene, colui che lo aiutò a scongiurare il rapimento delle donne, in un bosco popolato dalle Eumenidi, dee benevole.
E’ una tragedia – ha detto Kokkos – sulle frontiere materiali e metafisiche, sul mistero della libertà umana prima dell’onnipotenza degli dei, della responsabilità, della vecchiaia, e della gestione politica della città
Dialoghi e monologhi intensi, resi unici dagli attori che possono vantare un’interpretazione piva di qualsiasi tipo di sbavatura.
Se certamente a tratti lo spettacolo sembrava procedere lentamente, c’è da dire che ieri è venuta fuori la vera arte della recitazione, non solo nel linguaggio, ma anche nella gestualità sempre naturale e mai forzata.
Il pubblico (oltre 3.500 persone hanno riempito la cavea), stando agli applausi scroscianti a fine spettacolo, è rimasto soddisfatto.