Mi rivolgo a te, lettrice non appassionata di calcio, per darti l’idea di cosa è successo. E’ come se tu azzeccassi i sei numeri del superenalotto e scoprissi che tuo marito s’è scordato di giocare la schedina.
E’ come se io (tu non mi conosci, ma ti assicuro che è così) fossi riuscito finalmente ad assicurarmi un voto alto in matematica copiando il compito dal più bravo della classe, ma avessi versato un’intera lattina di cocacola sul foglio rendendolo indecifrabile. E’ come se Salvini, impegnato in una battuta di pesca d’altura e con un’epocale botta di culo, si imbattesse in un naufrago africano, si affrettasse ad inviare a tutte le testate giornalistiche il filmato in diretta del salvataggio, nel tentativo di dimostrare all’Italia intera che le accuse di razzismo a lui rivolte sono una solenne fesseria, ed una volta salito in barca l’africano si rivelasse un ragioniere bergamasco insozzato di petrolio.
Per farla breve, i tifosi del Liverpool sono incazzati come delle zazzamite ungheresi e da settimane rivolgono al povero Karius un intero assortimento di auspici ed illazioni che si riferiscono alla sua vita sessuale, sociale, sportiva e alla sua vita tout-court. Sui social network è tutto un festival di vignette impietose che ritraggono il povero portiere alle prese con le sue papere. Anche se tu non sei appassionata di calcio, ti chiedo: a chi non è capitato di sbagliare un calcio di rigore? Secondo te è da questi particolari che si giudica un giocatore? Chiedete a Nino che da trent’anni tira impavido rigori a màtula per fare contento un suo amico cantautore. Certo, se il rigore lo sbagli durante l’incontro Panzadotati vs. Cosesicche, poco male, ma se sbagli uno o più interventi durante la finale di Champions è difficile che te la cavi con qualche risatina sarcastica dei tuoi avversari. Il povero Karius è sprofondato in quel girone dell’inferno abitato dai calciatori bidoni, bidonabili e da quelli che ne hanno combinate di cotte e di crude, da Lehmann a Comunardo Niccolai dal povero Santon allo squalo Jordan, da Luther Blisset a Calloni, Pellè, Pedrinho e Luvanor, Sotomayor, Zavarov e naturalmente l’immenso Luis Silvio. Lo so, sono nomi che non ti dicono molto, ma per darti un’idea ti cito degli autentici fuoriclasse in altri campi: Razzi e Scilipoti nella politica, Moccia nella Letteratura, Sgarbi nell’equilibrio cognitivo, Gasparri e Lapo nei test d’intelligenza, la Santanchè e la Mussolini nel bon ton, Renzi nella sincerità, Adinolfi e Magdi Allan nel progesso civile ed infine chi ti parla nell’arte di fare soldi.
(Io non so da dove tu ci stia leggendo, ma se sei siciliana puoi tranquillamente saltare la parte che segue, perché già sai.)
La legge del mediocre, che si applica a tutte le attività del mondo conosciuto, trova la sua eccezione confermante in Sicilia. Da noi, come ben sappiamo, non sempre bisogna essere bravi per primeggiare; anzi,
talvolta ciò costituisce un handicap. E’ come quando ad un colloquio di lavoro ti senti dire: “Lei è troppo qualificata per queste mansioni” (che spesso sostituisce: “ E’ che non sei abbastanza gnocca, ma non ho nessuna intenzione di dirti che in realtà più che un’efficiente collaboratrice è una riservata trombamica che sto cercando”. Ma questa è un’altra questione). Da noi in Sicilia la voce “Livello di mediocrità” è proprio inserita nei prestampati del curriculum vitae, perché noi alle tradizioni ci teniamo! Prendi la politica di casa nostra: un cittadino viene votato dalla gente e viene eletto; nel quinquennio che segue ne combina di tutti i colori (o non ne combina affatto) distinguendosi per inettitudine e/o incompetenza e/o malafede, ma viene ugualmente candidato alle elezioni successive. Che fine fa costui? Viene mandato a casa, dici?! Come si capisce che non sei siciliana… Qui le dinamiche sono diverse, amica mia. Da noi i giudizi sono ponderati, le riflessioni lunghe ed articolate, non siamo superficiali come in altri Stati europei o Regioni d’Italia dove se un rappresentante del popolo sbaglia lo mandano subito a casa brutalmente e senza la necessaria profondità di giudizio. Se da noi un politico siciliano ruba, per esempio, lo facciamo rubare per altri 5 anni, per essere certi di non sbagliare nella valutazione. Chiamala come vuoi, coscienza civile, oculatezza nelle scelte politiche, dignità ed amor proprio, elementi di cui è pregna la storia del triangolo della Trinacria. C’è poi il triangolo nel triangolo (quello della morte, Melilli-Augusta- Priolo, con Siracusa intenzionata fermamente a trasformare il triangolo in quadrilatero). Alcune leggende metropolitane narrano che in quelle zone si muoia, ci si ammali, perfino che qualcuno sia stato costretto a fuggire altrove per avere il privilegio di campare ancora. Essendo l’argomento molto delicato, la riflessione dell’elettore si fa ancora più profonda, e come sai bene le riflessioni profonde hanno bisogno del loro tempo per essere compiute. Ciò spiega il motivo per cui quei politici che non hanno mai mosso un muscolo per costringere le industrie del polo petrolchimico a rispettare limiti e leggi, sono stati eletti più e più volte. Il principio è sempre quello: nella vita bisogna essere certi prima di prendere decisioni radicali come quella di non votare più quell’assessore/sindaco/deputato/presidente che, in fondo in fondo, uno straccio di lavoro precario è pur riuscito a farcelo avere.
Torniamo al povero Karius. Tutti noi affetti dalla sindrome sopra descritta vorremmo consolare il povero portiere, particolarmente le fanciulle, essendo il giovanotto un bel quarto di manzo. A Karius tutto ciò non serve, c’è già chi lo consola e si tratta di un’opera consolatoria di altissimo profilo condotta da tale Ianthe Rose, top model britannica. Pensiamo piuttosto al povero politico “trombato” che, non avendo il fascino del calciatore ma piuttosto la panza di Beppe Battiston, non riesce a trovare qualcuno che si prenda cura delle ferite dolorose causate dalla sconfitta elettorale. E’ proprio a questo punto che vorremmo intervenire noi, affetti dalla sindrome: accogliere in casa gli sconfitti inetti ed inadempienti, mettere loro a disposizione una stanza, chiuderli dentro a doppia mandata (ma per il loro bene, sia chiaro) e di tanto in tanto discutere pacatamente con loro dei motivi misteriosi che li hanno condotti a non concludere un bel niente durante il periodo di attività istituzionale. Per aiutarli. Siamo fatti così noi, è carattere, vah.
BRUNO FORMOSA