Priolo e Augusta, insieme ai territori di Gela, Milazzo, Pasquasia, si trovano a fronteggiare il problema dell’alto numero di aborti a causa dell’inquinamento. Non a caso ieri venerdì 3 e oggi sabato 4 maggio è confluita all’Urban Center una folta rappresentanza di ginecologi, andrologi, biologi, genetisti, pediatri, psicologi, e cittadini-pazienti, nell’ambito del Congresso regionale siciliano della SIRU-Società Italiana della Riproduzione Umana.
“L’urgenza di un monitoraggio capillare delle aree a rischio, – ha detto il presidente della SIRU Antonino Guglielmino, – sollecitando in particolare Stato, Regione ed enti locali a sostenere la ricerca e ad avviare una virtuosa rete per la lotta all’infertilità che tenga conto anche dei fattori ambientali e degli stili di vita, oltre che delle altre cause di denatalità, come l’aumenta età media in cui le donne italiane, fanalino di coda in Europa, mettono al mondo il primo e spesso unico figlio. Ricordiamo che le primipare in Italia hanno un’età media di 32,5 anni, contro – ad esempio – i 28,9 delle francesi. In altre parole, nel determinare il calo delle nascite, a quelle che sono le esigenze economiche, di studio e carriera si affiancano, perfino con maggiore incidenza le, cause ambientali e le abitudini quotidiane a rischio”.
I dati sono allarmanti e richiedono impegno e determinazione. Afferma il copresidente della SIRU, l’uroandrologo Luigi Montano: “Basta contare i morti. Bisogna agire a monte. Si tratta insomma di capovolgere l’approccio verso la vera prevenzione delle malattie delle nuove e future generazioni”