E’ come se qualcuno fra voi si svegliasse una mattina e stabilisse un nuovo ordine prioritario delle attività di inizio giornata; prima ancora del caffè e della solitaria seduta con libro, rivista o telefonino in mano (naturalmente chi questa abitudine ce l’ha, ma non è aspetto che vogliamo approfondire in questa sede), decidesse di piantarsi un vigoroso colpo di mazza chiodata sulla zona inguinale.
Questo è il mese in cui verrà stabilito, almeno in sede di commissione, il ripristino dei vitalizi per i deputati e senatori della Repubblica a riposo. Gli abneganti paladini che hanno donato il loro contributo per rendere più che benestante il paese nel quale viviamo, torneranno certamente a percepire la meritata pensione senza quegli odiosi tagli che ne hanno mortificato la preziosa valenza. L’iniqua decurtazione dei vitalizi è stata stabilita dal ricalcolo su base contributiva, ed è in vigore dal 2019. La cruenta battaglia condotta dai pensionati di Palazzo Madama e di Montecitorio, intrisa del furor sacro portato agli interessi della nazione, sta per raggiungere il risultato auspicato da eletti ed elettori. Questi ultimi hanno seguito con il fiato sospeso l’appassionante querelle fra gli infaticabili lavoratori delle Camere e l’ingenerosa delibera che impone i tagli. Senatori e deputati hanno ancora una volta dimostrato che chi alimenta la teoria secondo la quale i tempi per l’approvazione di un provvedimento da parte dei nostri rappresentanti politici sarebbero biblici, altro non fa che produrre volgari mistificazioni di una realtà che, ancora una volta, appare lampante. I soliti disfattisti perdigiorno hanno già iniziato la stucchevole cantilena dei tagli alla sanità, alla cultura, all’ambiente, alla Scuola, alle infrastrutture che rimarrebbero, invece, invariati, ma costoro dimostrano di non comprendere la scelta dei criteri elementari adottati per redigere la graduatoria delle emergenze italiane. Il presidente della commissione di Palazzo Madama che deciderà il ripristino dei vitalizi è il forzista Caliendo, coadiuvato da Cesare Martellino, consulente tecnico ed amico storico del capo di gabinetto della presidente del Senato Casellati, la quale rivestirebbe il ruolo di eminenza grigia delle manovre. Per prendere le distanze da questo intreccio di conoscenze e quarantennali amicizie, la 5stellata Elvira Evangelista ha deciso di dimettersi dalla commissione, adombrando la legittimità della stessa e chiedendone la destituzione.
Adesso andate con la memoria a Vittorio Gassman ed alla sua leggendaria interpretazione de “L’uomo dal fiore in bocca”, segnatamente nel passo in cui pronuncia, scandendola, quella parola.
“Un nome dolcissimo… più dolce d’una caramella: Epitelioma, si chiama. Pronunzii, sentirà che dolcezza: e-pi-te-lio-ma…”
Bene, con lo stesso tono pronunciate adesso la parola “AUTODICHIA”, termine dal suono non meno dolce e che rievoca i giochi dell’infanzia, l’innocenza dei tempi in cui ci facevamo bastare ciò che avevamo, che si chiamasse supersantos, tanaliberatutti, ruba bandiera e così via…
Ma l’autodichia non è un gioco dell’infanzia, è la facoltà del Parlamento di decidere autonomamente in deroga al principio di separazione dei poteri. Si chiama anche Giurisdizione domestica, ed a qualche spiritosetto è saltato in mente l’adagio “I panni sporchi si lavano in famiglia”. Insomma, gli scudi levati da pochi parlamentari circa il pericoloso intreccio fra presidenza del Senato e commissione del contenzioso, vengono riabbassati dalla nota degli uffici di Palazzo Madama che scagionerebbe la Casellati dalle velate accuse, prodotte dai 5stelle, di ingerenze o incoraggiamenti espressi ai componenti della commissione.
Quando i vitalizi torneranno ad essere distribuiti nella loro luminosa interezza, lo Stato dovrà corrispondere la somma di sessantotto milioni l’anno, una vera miseria se rapportata al buonumore che tornerà a germogliare fra i pensionati delle Camere.
Per vergare l’avvenimento, l’encomiabile senatore Gasparri ha lanciato un tweet che – forse – non offre grande attinenza all’argomento trattato finora, ma siccome molti italiani sono convinti che neanche Gasparri sia granché attinente alla politica, veicoliamo l’involontaria supercazzola che radica il senatore in cima all’Olimpo dell’intellighenzia italiana.
“La famiglia VERA è quella diversa da quella con “diversi” cioè coppie di sesso uguale ma diverse dalle altre coppie non diverse”
Una commissione (senza autodichia ma composta di linguisti, sociologi, assistenti sociali) è già al lavoro per vedere ciò che si può fare per salvare il salvabile.
BRUNO FORMOSA
UNO SPARO NEL BUIO
L’autodichia e l’inconsapevole supercazzola
L’autodichia e l’inconsapevole supercazzola