Lei: giornalista di fama nazionale, scrive per il Corriere della Sera e ha una carriera lunghissima alle sue spalle. L’argomento: utero in affitto, atto d’amore o commercio di bambini? Un pubblico eterogeneo con pareri diversi. Mettete tutto insieme e avrete l’atmosfera durante la presentazione del libro di Marina Terragni “Temporary mother. Utero in affitto e mercato dei figli” che si è tenuta ieri pomeriggio al Siracusa International Institute.
Tutti concordi sul favorire le adozioni, ma appena si è entrato nel merito della discussione (gestazione per altri) il dibattito è decollato.
“La surrogata solidale non esiste – ha detto l’autrice Marina Terragni – Ad oggi si fanno più affari con la tratta di esseri umani che con la droga. E con questo mi riferisco agli immigrati, alla prostituzione, al commercio degli organi e ovviamente anche all’utero in affitto. A maggior ragione la maternità non può essere rotta da un giro di soldi. Tra madre e figlio in grembo c’è uno scambio profondissimo. Mi viene in mente la grandezza dell’utero post parto e l’allattamento: la suzione stimola le contrazioni dell’utero aiutandolo a recuperare la grandezza originaria. Pensate che forte legame si crea tra madre e figlio”.
“Vogliamo sostenere che un figlio può vivere lontano dalla madre? – continua – E qui ci sarebbero tante implicazioni psicologiche e giuridiche che si intrecciano, ma tutto può essere riassunto nella frase che Eduardo De Filippo ha messo in bocca a Filomena Marturana: ‘i figli non si pagano'”.
“E poi – conclude – c’è un’altra questione: e se la madre surrogata decide di riconoscere il figlio come suo, in che modo si reagisce? In sala parto con i Carabinieri?”
Insomma, le questioni sono tante. Marina Terragni viene da una parte del femminismo che si batte per negare la gestazione per gli altri, ma ne esiste un altro modo di donne che si battono per la libertà di scelta. Senza voler entrare nel merito, sicuramente i confronti sono sempre costruttivi.