Il Comune aderisce al Network nazionale “Educare alle differenze” e fu boom di polemiche. Docenti preoccupati, genitori spaventati, tutti messi in guardia dalla teoria gender. Il consigliere comunale Salvo Sorbello aveva esordito sulla stampa con tono polemico “l’educazione dei figli è solo compito delle famiglie”.
A rispondere immediatamente, spegnendo la polemica, era stata l’assessore all’Istruzione Valeria Troia. Stamattina con una nota l’assessore alla Famiglia, Giovanni Sallicano ha rincarato la dose.
“L’assessore Troia ha già risposto esaustivamente e correttamente, per quanto riguarda le competenze delle rubriche alla stessa affidate. Mi pare opportuno, però, qualche breve considerazione utile per riportare la questione entro i giusti ambiti, onde fugare residui dubbi e sospetti fuori luogo. In particolare, bisogna partire proprio dai fondamenti del diritto, così come sanciti dalla carta costituzionale, posti a tutela della legittimità del desiderio di salvaguardare la propria dignità, rimuovendo gli ostacoli che inibiscono lo sviluppo della personalità dell’individuo (senza dimenticare il diritto alla ricerca della felicità nel rispetto delle differenze di qualunque tipo), liberandolo dalla ingiusta sofferenza delle percepite diversità, cui ogni essere umano può essere anche inconsapevole partecipe. La legislazione e l’evoluzione delle coscienze sono indirizzate a garantire sia l’interesse individuale sia l’interesse collettivo; nella fattispecie detti interessi coincidono e non è concepibile la soppressione dell’uno in favore dell’altro. Il diritto del cittadino ad autodeterminarsi è una delle poche cose sicuramente da salvaguardare senza se e senza ma”.
Continua l’Assessore: “L’intolleranza deve essere bandita, perché insensata, perché pericolosa, perché inaccettabile, perché nasconde il retropensiero del doppio binario e del doppiopesismo, a seconda che alla persona siano o meno riconosciuti i requisiti per essere catalogata all’interno di una falsa concezione di “normalità”. La seria educazione sessuale è ontologicamente finalizzata alla caduta delle discriminazioni e certamente si sono messe in conto le reazioni dei soliti benpensanti, reduci acritici di una cultura sessuofobica. Nessuno ha dichiarato guerra al matrimonio tra un uomo e una donna, non c’è alcuna lotta contro la procreazione, non si vuole imporre alcuna ideologia genericamente chiamata gender. È bene chiarire subito che la “teoria del gender” è un concetto dell’estrema destra religiosa nato negli anni 90 del XX secolo, che non è stata mai teorizzata da nessun altro. Detta teoria agita mostri inesistenti, paventando un progetto predefinito mirante alla distruzione della famiglia e della società fondata su un presunto “ordine naturale”. Di questa bufala si è accorto anche il Ministero dell’Istruzione, affermando che, “nell’ambito delle competenze che gli alunni devono acquisire, fondamentale aspetto riveste l’educazione alla lotta ad ogni tipo di discriminazione e la promozione ad ogni livello del rispetto della persona e delle differenze senza alcuna discriminazione”; è necessario, quindi, porre “all’attenzione delle scuole la necessità di favorire l’aumento delle competenze relative all’educazione all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di genere”.
Conclude Sallicano: “Sia l’Associazione Italiana Psicologi, sia l’Associazione Italiana Sociologi (oltre che illustri giuristi e la più avveduta giurisprudenza) hanno sottolineato l’inconsistenza scientifica e l’inesistenza concettuale della Teoria Gender. Dette Associazioni hanno precisato che, dalle evidenze degli studi effettuati a tal proposito, l’omofobia, il pregiudizio e gli stereotipi di genere sono appresi sin dai primi anni di vita e sono trasmessi attraverso le pratiche educative (o, meglio, diseducative), il linguaggio, la comunicazione sociale e mediatica. L’Unicef, nel Position Statment del 2014, ha rimarcato la necessità di intervenire contro ogni forma di discriminazione, nei confronti dei bambini e dei loro genitori, basata sull’orientamento sessuale e/o sull’identità di genere. Concetti, questi, fatti propri anche dall’Unesco, con il nobile scopo di mettere in atto strategie preventive adeguate ed efficaci capaci di contrastare fenomeni come il bullismo omofobico, la discriminazione di genere, il cyberbuyllismo attraverso corrette metodologie didattico-educative.
Pertanto, sono fuori luogo i toni aggressivi ed allarmistici: nessun insegnamento della masturbazione in età scolare, nessuna confusione circa l’orientamento sessuale, nessuna negazione dell’esistenza dei generi maschio e femmina. È evidente la natura strumentale di campagne basate sulla paura e sulla confusione voluta e cercata per ottenere surrettiziamente la delegittimazione della piena dignità delle persone LGBT.
D’altronde, lo stesso uso del termine inglese “gender” (invece dell’italiano “genere”) è già una truffa per produrre confusione e far credere che si vuole introdurre qualcosa di anomalo ed alieno.E legalità e truffa sono concetti e comportamenti irrimediabilmente contrastanti ed antitetici. Tutti dovremmo essere sensibili ai temi del rispetto; purtroppo, alcune posizioni retrive e oltranziste scelgono l’imbroglio intellettuale.
Noi scegliamo ed esigiamo il rispetto, la correttezza e la chiarezza”.