CINQUANTATREESIMO CICLO

“Sette contro tebe”, il dramma della guerra al Teatro Greco

"Sette contro tebe", il dramma della guerra in scena al Teatro Greco

Il palco del Teatro Greco di Siracusa ha ospitato ieri sera il dramma della guerra nella rappresentazione di “Sette contro Tebe” di Eschilo per la prima del 53° ciclo delle rappresentazioni classiche. Una guerra che, allora come oggi, ha l’immagine della devastazione del territorio e del dolore delle persone. Così l’ha rappresentata il regista Marco Baliani con una scenografia essenziale, in cui a farla da padrone sono stati i suoni i rumori della guerra, ormai inevitabile: sono quelli dell’assedio da parte dei nemici alla città di Tebe che con i loro cavalli e i carri da guerra fanno sentire nettamente la loro minacciosa presenza, ma anche le urla disperate di Antigone e delle altre donne, terrorizzate da guerra ormai imminente. Una guerra che, in ogni caso, genererà dolore e distruzione. Al centro di tutto lo scontro tra due fratelli Eteocle e Polinice, figli di Edipo, che si affrontano “Re contro re, fratello contro fratello, nemico contro nemico”. Eteocle non si sottrae allo scontro con il fratello e appare quasi consapevole del triste epilogo. Il rumore assordante della guerra invade il teatro greco il fumo rende ancor più presente la guerra, il palcoscenico somiglia sempre più ad una scena di guerra dei nostri giorni con crateri che si aprono come fossero stati colpiti dalle bombe. Poi tutto pian piano si placa. è accaduto quello che doveva accadere: i due fratelli, infatti, si sono uccisi a vicenda, portando a termine la maledizione che gli dei avevano lanciato sulla stirpe di Laio. Sono morti uno accanto all’altro e “con il cuore rabbioso si sono spartiti la loro eredità”. La città alla fine è salva, ma il governo, nonostante la devastazione e il dolore ordina di non rendere onori funebri a Polinice E lo fa impartendo ordini attraverso un megafono che compare al centro del palcoscenico di ben più recente memoria storica. A questo di oppone fermamente la sorella di Polinice che senza temere le eventuali ripercussioni dice a coloro che la mettono in guardia “State attenti, è sempre mutevole ciò che un governo ritiene giusto”, frase che collega la storia di allora direttamente ai giorni nostri. A questo si ricollega poi l’intervento finale del custode che ammonisce “Conservate in voi quello che avete visto”.
Al termine applausi convinti da parte del pubblico ai protagonisti: Marco Foschi nel ruolo di Eteocle, Anna Della Rosa ha interpretato Antigone, Aldo Ottobrino è stato il Messagero e Gianni Salvo il custode del teatro; insieme a loro i ragazzi dell’Accademia d’arte del Dramma Antico. La regia di Marco Baliani, le musiche di Mirto Baliani, le scenografie e i costumi sono di Carlo Sala, i movimenti di Alessandra Fazzino. La traduzione del testo è di Giorgio Ieranò.