CINQUANTATREESIMO CICLO

Siracusa, ovazione finale per “Fenicie” ieri sera al Teatro Greco

Siracusa, ovazione finale per "Fenicie" ieri sera al Teatro Greco

Ovazione finale per Fenicie di Euripide per la regia di Valerio Binasco ieri sera al Teatro Greco di Siracusa, la seconda delle tragedie del Festival della Fondazione Inda. Il testo è tornato sul palcoscenico del teatro siracusano dopo 49 anni. E dopo il dramma della guerra vissuto la sera prima con “Sette contro Tebe”, ieri il pubblico ha assistito all’antefatto e al tentativo, fallito, messo in atto da Giocasta, una bravissima Isa Danieli, di ricomporre il dissidio tra i suoi due figli, Eteocle e Polinice, in guerra per il trono di Tebe. La maledizione lanciata dagli dei sulla stirpe di Laio è stata più forte. Così si affrontano da un lato il grande dolore di Polinice per essere stato scacciato dal fratello dalla sua terra ed essere stato costretto a vivere da esule. Una condizione questa che Polinice definisce simile a quella degli schavi. “La patria è la cosa pià cara per gli uomini – dice – che lo comprendono solo quando la perdono”. Dall’altra parte c’è la smodata sete di potere di Eteocle, che si dice disposto a tutto pur di mantenere il trono e che in un discorso delirante fa un vero e proprio inno al potere. Un potere che la madre Giocasta invita ad abbandonare, perchè – afferma “le ricchezze non sono proprie dei mortali ma degli dei”. Solo per un istante i due fratelli quasi si abbracciano, poi Eteocle si stacca e l’odio ripiomba fra di loro. La guerra e soprattutto lo scontro fratello contro fratello è inevitabile. L’accompagnamento della musica di un piano presente in scena sottolinea ogni passaggio, dando forza a quanto accade. Sulla scena si consuma la tragedia nella famiglia di Creonte, che, come predice l’indovino Tiresia, deve sacrificare il figlio per salvare la città, secondo il volere degli dei e nel racconto di un soldato lo stesso Creonte viene a conoscenza delle modalità dello scontro tra Polinice ed Eteocle, del suicidio di Giocasta, disperata per la morte dei figli. In scena appare anche Edipo, che rivolge l’ultimo saluto ai corpi dei suoi congiunti. E quando Creonte annuncia le decisioni del governo della città sul divieto di rendere onori funebri a Polinice, scoppia la disperazione della sorella Antigone, che si oppone con ogni forza e decide pure di allontanarsi insieme al padre Edipo per diventare esule in terra straniera. Qui si incastra l’altro tema della tragedia, quello del dovere di chi governa, che come dice Creonte “non può permettersi di trasgredire la legge, perché non c’è male peggiore dell’anarchia”. Un tema questo, che come gli altri si attagglia a perfezione nella contemporaneità. Così come a tenere collegata la tragedia alla modernità sono i costumi utilizzati ( i soldati portano divise del periodo nazifascista) e l’aspetti di deportate delle donne che arrivano per donare in sacrificio una vergine al dio apollo. E’ apparso stonato l’intercalare siciliano dell’araldo che informava Creonte dell’esito del duello tra Eteocle e Polinice, che sembra aver in qualche modo spezzato la tensione emotiva del momento.
A curare la traduzione del testo di Euripide è stato Enrico Medda, scene e costumi sono di Carlo Sala e le musiche di Arturo Annecchino. In scena, Isa Danieli nei panni di Giocasta, Guido Caprino che ha interpretato Eteocle, Gianmaria Martini nei panni di Polinice e poi ancora Giordana Faggiano (Antigone), Michele Di Mauro (Creonte), Alarico Salaroli (Tiresia), Simone Luglio (pedagogo), Massimo Cagnina (araldo), Matteo Francomano (Meneceo), Yamanuchi Hal (Edipo), e Simonetta Cartia (prima corifea). Le musiche sono state eseguite dal vivo da Eugenia Tamburri. A formare il coro i ragazzi dell’Accademia d’arte del dramma antico, sezione “Giusto Monaco”. E alla fine dello spettacolo, come sorpresa finale, i ringraziamenti al suono di Heroes, il celebre brano di David Bowie.