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Siracusa, commercio: più ambulanti, meno negozi artigiani

Siracusa, commercio: più ambulanti, meno negozi artigiani

Chiudono i negozi artigiani, e aumentano gli ambulanti. Questa la fotografia tracciata da uno studio di Unioncamere-InfoCamere sui dati del Registro delle Imprese. Il primo trimestre si conferma in rosso per le imprese artigiane: -10.942 unità il saldo a livello nazionale.

La Provincia di Siracusa non è esente dal trend negativo. Per essere più chiari: nel primo trimestre del 2017 il tasso di crescita delle imprese artigiane ha registrato una contrazione per una percentuale di -0,86%.
Comparando il dato aretuseo con quello della provincia di Ragusa (simile a Siracusa per numero di abitanti) salta all’occhio una netta differenza: il tasso di crescita, vero è che registra anche qui numeri al ribasso, ma si ferma alla percentuale di -0,21%.

Numeri positivi a Siracusa invece per il commercio ambulante che dal 2012 al 2016 registra un trend positivo di +0,7% (ovviamente il mercato nero sfugge ai dati ufficiali). Continuando il parallelismo con Ragusa notiamo che anche in questo caso la provincia aretusea rimane indietro, perchè nella provincia ragusana la crescita delle bancarelle raggiunge il +7,5%. Non c’è gara, insomma, con lo 0,7% in più di Siracusa.

A dare una chiave di lettura dei dati è il segretario provinciale di Siracusa della Cna (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa),Giuseppe Gianninoto: “Fare l’ambulante è la cosa più facile quando si è disoccupati: crea reddito e non è impegnativo come aprire un negozio. Peraltro spesso risulta la giusta offerta in un mercato dove la domanda è scarsa come quello di questo periodo storico, dove si guadagna poco e si spende meno”.
“Diverso il discorso per le imprese – continua – che escono da 10 anni di crisi e continuano a soffrire. Questo di Unioncamere è un dato parziale, perchè esistono tanti esercizi iscritti alla camera di commercio che però si trovano in liquidazione. Se si sommano i due numeri esce fuori sicuramente un dato più drammatico. Unica nota positiva è il settore del turismo e dell’agroalimentare”.
“La zona industriale – conclude – è ancora molto forte. Potrebbe essere un soggetto trainante, con un occhio all’ambiente e diversificando la produzione”.