Dalla ricorrenza di Santa Lucia impariamo sempre qualcosa di nuovo che attiene al profano, visto che del sacro ci picchiamo di conoscere tutto. Ci sono molti fedeli, come sappiamo, che affidano al simulacro d’argento le loro speranze di vita e di fortuna, ed a queste persone poco importa del colore della cravatta del Sindaco o del nuovo fidanzato dell’istruttrice di Zumba che segue la processione. Non scopriamo il lago salato su Marte se diciamo che moltissimi dei partecipanti al corteo sono lì per motivi tutt’altro che religiosi (e ne hanno ben donde, oltre che granitico diritto, visto che manifestazione è suggestiva). Non solo lo “struscio”, che ha sempre un fascino tutt’altro che demodé, ma anche gli odori, i suoni, le grida, lo spettacolo della gente sono gli agenti catalitici per migliaia di persone.
Le parole dell’arcivescovo siracusano circa il principio della carità cristiana che non può e non deve essere sottratta a uomini, donne e bambini costretti dalla guerra e dalla fame a lasciare i loro paesi, sono state suggellate dall’ovazione da parte delle migliaia di fedeli in piazza; subito dopo alcuni di loro si sono ricordati di avere votato Lega, ma precipitosamente hanno intonato “Resta con noi Mariaaaa”per una sollecita emendazione.
Il secondo monito dell’arcivescovo siracusano ha indirettamente sottolineato a tutti i distratti che non è previsto occuparsi dell’incolumità degli animali ed allo stesso tempo avere a cuore le esistenze degli esseri umani. Una cosa esclude l’altra e quindi bisogna decidersi. Quegli animalisti che si sono stracciate le vesti per l’uccisione di un semplice gatto, dovrebbero pensare di più alle persone. L’alto prelato, dal balcone dell’imuesente palazzo settecentesco di Piazza Duomo, avvolto nel suo abito talare in seta moirée, ha anche esortato i siracusani a rivolgere il loro sguardo caritatevole verso i nostri concittadini che vivono in povertà.
“Occupatevi delle persone piuttosto che dei gatti, prima le persone!” è il rimprovero che un signore ha subito rivolto ad una giovane donna che nutriva un micio randagio in via Picherali. Poco dopo qualcuno ha ammonito “Aiutateli nei canili loro!”, generando il sospetto che il monito di Pappalardo non fosse stato recepito compiutamente. Un distinto signore, che voleva essere a la page, ha anche aggiunto “Prima i cani di casa nostra”, marcando la differenza fra cani randagi e cani domestici.
Un’altra delle cose che noi infedeli abbiamo appreso dalla festa è che da diversi anni si osserva una qual certa economia nel salutare Santa Lucia a suon di botti e fuochi. Su Facebook è un florilegio di lamentele e di j’accuse verso sindaco, pro-loco, berretti verdi, comitati e varie, tutti sul banco degli imputati per non aver provveduto ad organizzare i fondamentali giochi pirotecnici. Come si può pretendere che Lucia ci protegga se non siamo in grado di celebrarla come si deve? A chiunque incautamente avesse sollevato il dubbio che Lucia, se potesse, dichiarerebbe la sua indifferenza ai fuochi, sarebbero state rivolte accuse di blasfemia, eresia ed altre cose che finiscono in -ia.
Dovremmo prendere esempio da Palazzolo – ha scritto qualcuno sui social; lì si spara dalle otto alle dieci volte l’anno come atto di devozione nei confronti di San Paolo, San Sebastiano, San Michele e l’Annunziata. Provate a dire ad un Palazzolese che i botti ricorrenti danneggiano il prezioso barocco della città, lassù esistono veri e propri campionati di botti fra Sanpalisi e Sanvastianisi, e naturalmente vince chi li spara più fragorosi. Vere lotte fratricide che farebbero impallidire i contradaioli senesi. Qui da noi, invece, se non fosse per il comitato Sparatori mallevadori di Santa Lucia, non risuonerebbero neanche quei quattro botti che si sentono.
Ma se, sotto questo profilo, la ricorrenza di Santa Lucia è trascorsa anonimamente, non possiamo perdere l’occasione di rifarci a capodanno. San Silvestro ci aspetta con momenti di festoso fragore, e quella notte ce ne strasbatteremo delle persone malate e degli animali terrorizzati. Straciccia a josa anche degli artificieri improvvisati che arrivano al pronto soccorso senza una mano (“…vabbè, c’ho l’altra”), per non parlare della tutela dei nostri valori architettonici che… ooops, forse ho appena fatto una gaffe. In questi giorni fare riferimento alla tutela dei valori storici equivale ad infilarsi deliberatamente in un ginepraio di polemiche velenose. La nostra città, infatti, è quella da dove la fragilissima tela de“L’Annunciazione” di Antonello da Messina è stata prelevata per essere spedita in quel di Palermo, nonostante le suppliche, le minacce, i pareri scientifici di chi sostiene che la movimentazione, il trasporto e la privazione delle necessarie condizioni climatiche di umidità e temperatura, danneggeranno ulteriormente il dipinto. Ecco: questo si che è inaccettabile, roba che se lo sapesse l’assessore regionale ai Beni culturali, salterebbe dalla sedia!
Cosa? E’ stato proprio lui a volere il trasferimento del quadro? Ecco, lo sapevo, questo succede quando si mettono le persone sbagliate nei posti delicati! Questo Tusa cosa fa nella vita, il ragioniere, il salumiere, l’aviatore, il venditore di materassi in tv? Cosa? E’ un archeologo e docente universitario di Paleontologia?!
Questa città è tanto bella quanto strana, ci facciamo soffiare da sotto il naso uno dei simboli storico-artistici di Siracusa con il rischio di vederlo tornare danneggiato, ma non troviamo il tempo per protestare; stiamo lì mansueti a farci avvelenare dai fumi della zona industriale e nel contempo ci indigniamo per lo scandalo della fruizione commerciale di Piazza d’armi al Castello Maniace.
C’è, però, un’attività nella quale sollecitamente primeggiamo senza alcuna economia di sforzi ed impegno; allo scoccare del 14 dicembre, siamo lì a gareggiare nell’ambito di una disciplina di gran moda da qualche anno: la critica all’albero di Natale di Piazza Duomo. E’ una vera e propria gara, vince chi si lamenta prima. Questo è un anno fortunato perché è stato stabilito un importante record: il vincitore è riuscito a produrre un’articolata lamentela già durante la posa della base che avrebbe sorretto l’albero. La Pallanuoto, il Calcio, la Canoa polo e la DAN (Disapprovazione albero di Natale) sono le attività che appassionano di più noi siracusani, insieme ai giochi pirotecnici di capodanno. Ma, al contrario della Pallanuoto, non abbiamo registrato risultati importanti nel Calcio e nella Canoa polo. Per questo motivo ci aspettiamo grandi cose dagli sparatori dei botti di San Silvestro. Non ci deludete, fate le cose in grande, è in gioco la dignità di Siracusa. E ricordate: di mani, occhi, orecchie ne avete due, sparate senza timore.
di Bruno Formosa