UNO SPARO NEL BUIO

DISCARICHE ABUSIVE E TRUFFE TELEFONICHE di Bruno Formosa

DISCARICHE ABUSIVE E TRUFFE TELEFONICHE

Esiste una varietà ben nutrita dei motivi che mi fanno vergognare di appartenere alla razza umana, quello rappresentato dalla foto è uno dei principali. Abbandonare rifiuti e materiali inerti in luoghi che, per definizione, dovrebbero essere riservati alla natura, all’incanto degli odori e dei colori, al turismo, è uno dei peggiori scempi che si possano commettere. Non vale un fico secco la lagnanza di chi si disfa di questi materiali un barba alla legge, le presunte difficoltà di smaltimento di questi rifiuti non spostano di un solo millimetro la questione. E’ un triste primato che vede concorrere Siracusa con la famigerata Terra dei fuochi. Si obietterà che la differenza esiste; in Campania si sotterrano rifiuti speciali il cui percolato penetra nelle falde acquifere causando morti e malattie. Si obietterà che nel territorio siracusano è più facile trovare una vetusta stanza da pranzo disordinatamente posizionata fra due querce in piena campagna, ma il principio è identico: inquinare, avvelenare, insozzare casa propria. Gli obiettori delle differenze dormano sonni tranquilli, qui ci si ammala e si muore ugualmente per le stesse identiche ragioni campane, ci pensa il polo petrolchimico ad inquinare l’acqua e l’aria.
Nella foto è raffigurata una discarica proprio all’ingresso della riserva Ciane e Saline. E’ iniziato tutto qualche tempo fa, ci trovavo qualche sacchetto di spazzatura, qualche mucchietto di calcinacci e poco altro. Nel volgere di qualche settimana i mucchietti si sono gradatamente trasformati in un indegno cumulo di rifiuti variegati che comprende copertoni, mobili, sempre più laterizi ed informi pezzi di cemento solido. I fenomeni di crescita della discarica che campeggia all’ingresso della Riserva si sono registrati periodicamente, complice la permanenza statuaria dei rifiuti abbandonati in precedenza che, ovviamente, costituivano un ghiotto richiamo per questi delinquenti insozzanti, sempre alla ricerca di un luogo nascosto e non troppo distante dalla città per disfarsi del loro ignobile carico. Forse se si fosse intervenuti in tempi brevi a ripulire la zona, la stessa non verserebbe in queste condizioni. Vigili urbani e Polizia provinciale sono, però, alla canna del gas, fondi ridicoli e forza organica insufficiente non costituiscono certamente la condizione ideale per poter vigilare l’intero territorio e gestire tutte le sue emergenze. La Tekra, che si è aggiudicata l’appalto della gestione dei rifiuti, bussa a danari per gli interventi straordinari e, nonostante le dichiarazioni del Sindaco sulla tolleranza zero per gli sporcaccioni e le multe elevate ad alcuni di loro, molte discariche abusive giacciono ancora indisturbate. Quella di cui documentiamo l’esistenza è soltanto una delle tante, ma desta particolare scalpore perché è proprio all’ingresso di una spiaggia che, benché il mare non sia esattamente cristallino, diverrà sempre più frequentata nelle prossime settimane. Allora è questione di priorità, ci si dovrebbe impegnare principalmente per i luoghi più esposti e visibili. Ciò ci metterebbe al riparo, fra l’altro, da episodi come quello capitato a me un paio di giorni fa; porto spesso la mia cagnetta su quella spiaggia per farla scatenare un po’, ed in una di quelle occasioni vedo fermarsi all’ingresso della riserva una grossa moto americana dalla quale scende una coppia di stranieri. Un cenno di richiamo e mi avvicino: lui mi chiede se quella è una buona zona per fare Kitesurf, rispondo di si, benché sia una spiaggia inibita alla balneazione, ma in ogni caso dipende dalla direzione del vento, ovviamente. Lei volge la testa verso il cumulo di rifiuti e mi restituisce uno sguardo di sdegnata condanna. Io, in mancanza di argomentazioni credibili, la butto in caciara, sostenendo che si tratta di un nuovo servizio turistico: un divano per riposare, una credenza per custodire le cose ed una fornitura di copertoni in caso di necessità. Lo sguardo di lei non cambia di un millimetro, per cui mi affretto a specificare che era solo una battuta. Lei mi risponde che aveva ben capito che fosse una battuta, ma che non sarebbe voluta rimanere in quel luogo un minuto in più. Io mi sono sentito come se avessero spostato il divano del mio soggiorno ed avessero trovato polvere di sei mesi e qualche avanzo di pizza margherita.
Oltre alla segnalazione già apparsa più volte sulla stampa e sui social, volevo chiedere: ma è davvero impossibile contrastare le truffe telefoniche? Esempio: stai navigando con il telefonino ed approdi su un sito di notizie sportive che ti ingolosisce con il titolo: “Ecco dove giocherà Dybala il prossimo anno”, tu ci clicchi su ed all’improvviso sei sottoscrittore di un abbonamento che ti viene beffardamente comunicato dal seguente SMS: “Just2Hook abbonamento attivo. Costo 4.99 euro a settimana. Per disattivare chiama…” e segue un numero di telefono che ti guardi bene dal formulare nel timore di vederti affibbiare un altro abbonamento. Vai alla ricerca di soluzioni alternative ed è il solito Aranzulla che viene in tuo soccorso, consigliandoti di inviare un messaggio al tuo operatore telefonico per chiedere la definitiva disattivazione di tutti i servizi a pagamento. Procedi, e poco dopo ti viene in effetti comunicato che il servizio Just2Hook è stato disattivato. I 5 euro ti sono stati sottratti (che è poi la nobile missione di Just2Hook) ma almeno non sarai più soggetto a cadere nelle maglie di questi truffatori. Sarà vero? Manco per sogno! Qualche giorno dopo un titolo costituisce un’insopprimibile tentazione: “Salvini toglie la scorta a Saviano? Ecco la verità”. Stessa storia, truffatori diversi: “GeekMania abbonamento attivo. Costo 4.99 euro a settimana, etc…
Furente chiami l’operatore della tua compagnia telefonica. Ti risponde un gentile signore (che per essere gentile, è gentile, ma non parla molto bene l’italiano) al quale tenti di spiegare la questione. Ricevi una risposta non molto comprensibile e ti senti come quel vigile urbano alle prese con Moschin, Noiret, Del Prete e Tognazzi. Ricorri nuovamente ad Aranzulla e ripeti la trafila. Altri 5 euro rubati.

Passano due giorni e leggi: “Ecco le foto scandalo di Emily Blunt e Scarlett Johansson in pieno amplesso saffico”.

Respiri profondamente, poggi il telefonino sul tavolo, produci il miglior gesto dell’ombrello che hai in dotazione, litighi violentemente con gli ormoni che non vogliono sentire ragioni, ma i 5 euro questa volta sono salvi!
Ed ecco la domanda: i garanti, le associazioni dei consumatori, i ministri allo sviluppo economico, un hacker dal cuore tenero, i Nocs, la Nasa, qualcuno insomma può dimostrare la malafede di chi pensa che esista un filo rosso fra queste misteriose aziende truffaldine e chi dovrebbe impedire gli inammissibili tranelli?
 
Io una risposta ce l’ho, vi basta cliccare sul link che segue. (sto scherzando, sto scherzando…)