Banchi, cartelle, quaderni, libri: la scuola, percorso unico e irripetibile. Qualcuno la lascia troppo presto, altri non la frequentano ogni giorno, e altri ancora non riescono a superare l’anno. Tutto questo viene comunemente raccolto sotto il termine di ‘dispersione scolastica’.
“Ogni provincia ha dei distretti per l’osservatorio del fenomeno” – a spiegarlo è la docente dell’Istituto Chindemi, la professoressa Patrizia Magnano, colei che si occupa di dispersione scolastica all’interno del distretto di Siracusa.
Il dato è in leggera crescita, e come ogni numero, dietro una cifra ci sono tutta una serie di dinamiche da scoprire. Il numero degli alunni di scuola superiore che rientrano sotto il fenomeno di dispersione scolastica a Siracusa è passato dal 15%, per l’anno scolastico 2013/2014, al 17% per l’anno successivo.
Tra questi in un buon 11% rientrano coloro che non vengono ammessi al prossimo anno. “Gli alunni che abbandonano i banchi sono pochi, quelli che non raggiungono l’obiettivo della promozione sono molti di più” – continua la professoressa Magnano – “Noi come docenti, quindi, possiamo puntare sul potenziare la preparazione. In quest’ottica esistono alcuni progetti che permettono di tenere la scuola aperta anche nel pomeriggio, con corsi formativi e ricreativi”.
Le bocciature hanno una percentuale più incisiva nei primi due anni di scuola superiore, e questo “si potrebbe imputare a una scelta poco consapevole del corso di studio da seguire” – spiega la professoressa Magnano – “E forse il progetto di alternanza scuola/lavoro potrebbe essere una soluzione per contrastare le scelte sbagliate”.
Ma in realtà il vero problema delle scuole nel capoluogo aretuseo è il degrado strutturale nelle quali versano, che inevitabilmente si traduce in degrado sociale. “Il paradosso più grande – dice il vicepresidente dell’Istituto Chindemi, Marco Vero – è che le scuole maggiormente lasciate all’abbandono sono quelle delle periferie. Lei vandalizzerebbe un posto bellissimo?” – ci chiede provocatoriamente il vicepreside, con palese riferimento a un atto di vandalismo subito dalla scuola di Via Algeri negli scorsi mesi. In quel plesso sono stati spaccati i termosifoni a martellate, e questo ha provocato muffa e umido che piano piano si sta cercando di arginare.
“Quando una scuola viene vandalizzata – afferma Vero – non si può rispondere nè con un cancello più alto nè con una telecamera di video sorveglianza. Bisogna aprire le scuole, renderle accoglienti, calde, colorate, e farle amare ai ragazzi. A nessuno verrebbe in mente di distruggere qualcosa di molto bello”.
“In Italia non si vuole investire sulle scuole” – continua il dirigente. “A Siracusa le pessime condizioni degli istituti sono trasversali e risalgono almeno a 30 anni fa”.
Una delle cause dell’abbandono strutturale delle scuole è la scarsezza economica che il Comune deve fronteggiare. Ma ci sarebbero anche scelte sbagliate: “In una condizione di ristrettezza economica bisogna fare delle scelte per priorità. Ricordiamoci che le scuole sono i primi Urban Center”.
