Questa pubblicazione nasce da un’esigenza precisa: stabilire in tempi molto celeri a quale dei due schieramenti contrapposti il nostro interlocutore appartenga. Lo strumento si userà prevalentemente per Facebook che, come ben sappiamo, costituisce l’agone privilegiato dai detentori del pret-a-penser. Costoro, allontanandosi per qualche minuto dalle cattedre universitarie di Sociologia, Economia, Giurisprudenza, Scienze politiche e Tressette col morto, contribuiscono ai confronti estemporanei incentrati su quel tema che è divenuto di tendenza negli ultimi mesi, sponsor del quale è la macchina propagandistica della Lega già nord, che seminando random notizie, riflessioni e fake news sulla questione dei migranti, ha dettato le linee di condotta dei recenti dibattiti italiani.
Appare necessario, pertanto, fare chiarezza sui contenuti assiomatici che leggiamo sullo schermo di casa nostra o sul display del telefono, evidenziandone i termini e gli idiomi (con la M), ed i loro contrari, perché ciascuno di noi possa scoprire la radice politico/culturale dell’estensore di una data osservazione, e magari capisca anche, finalmente, i contenuti del proprio pensiero.
Cominceremo con quello che è diventato un must dei nostri tempi, una parola che chi vuole essere a la page deve pronunciare giornalmente ed ad alta voce preferibilmente in luoghi affollati: l’aggettivo “buonista”.
Al contrario di quanto suggerirebbe il lemma, il buonista è solitamente un “pidiota” (vedi) che si contrappone alla politica di restringimento dei flussi migratori verso l’Italia. Una nuova formula ha fatto capolino nelle ultime settimane: il “finto buonista” è colui il quale predica sulla necessità umanitaria di salvare i migranti che attraversano il Mar Mediterraneo, ma che poi volta le spalle agli stessi decidendo di non ospitarne uno che sia uno in casa propria. Il contrario di “falso buonista” (con buona pace di chi pensa si tratti di una contraddizione in termini) è “razzista” o “sporco razzista”.
Il termine “pidiota” che, come appare evidente, è la crasi fra le parole piddino ed idiota, si contrappone ad un altro neologismo, “legaiolo” che fa riferimento alle pratiche onanistiche cui i leghisti sarebbero dediti con la stessa lena e gli stessi risultati dei dibattiti politici.
“Prima gli italiani”, “La pacchia è finita”, “Aiutiamoli a casa loro”, sono le formule più ricorrenti adottate dai pensatori filo-leghisti.
“Restiamo umani”, “si… poi andate in chiesa a battervi il petto”, “dove sono i 49 milioni di euro?” rappresentano il brand degli anti-leghisti.
Fin qui i classici. La citazione di alcune delle formule più fantasiose ed originali, benché non ricorrenti nelle dinamiche dei confronti, è comunque necessaria per scongiurare il rischio di inopinati misunderstanding che potrebbero generare pericolose distorsioni negli ambienti dove il nostro pensiero prende forma.
“E se anche avessero rubato i 49 milioni?! Almeno stanno facendo il bene dell’Italia!”
“Sono stanco di pagare le tasse per le vostre cooperative rosse”
“Dei terremotati non parla nessuno?” sono espressioni che non troverete frequentemente sui commenti on line, ma non si sa mai. Le frasi, ovviamente, hanno matrice filo-leghista.
Il versante contrapposto fa eco con
“Purtroppo votano anche gli imbecilli”
“Mandategli Lino Banfi a risolvere il problema”
“Scendeteli!”
Come i lettori di Siracusa Post certamente sapranno, il moto del linguaggio genera nuovi termini e concetti fiammanti a velocità vertiginosa. Il presente prontuario, mentre lo leggete, è già superato, ma per restare aggiornati si potranno consultare le pagine di Facebook, con particolare riferimento ad alcune bacheche di cui non possiamo rivelare l’intestatario per ragioni di privacy, ma che non sarà difficile riconoscere. Per riuscirci, prima ancora dei contenuti della bacheca, si dovrà osservare la fotografia del profilo. Avrà raggiunto il suo scopo chi si imbatterà nell’utente con espressione vaga ed incerta, con una faccia che ci riporti alla mente quel compagno di squadra che mettevamo sempre in porta, quell’amico per conto del quale andavamo a formulare la dichiarazione d’amore ad una fanciulla che invece diventava la nostra fidanzata, quel compagno di classe che costringevamo ad andare volontario di lunedì. Sono loro i nuovi opinionisti di Facebook, la loro rivincita finalmente è iniziata. Tutti gli altri sono destinati a diventare semplici gregari e fedeli seguaci (o, meglio, followers); impareranno cosa vuol dire avere la faccia tosta di rispondere a tono ai commenti saccenti degli economisti, il talento nel tenere testa agli intellettuali più noiosi, la fantasia di esporre articolate teorie antropologiche fra una lettura di Eva Express e la visione di Uomini e donne.
Come dice Cetto la Qualunque, “…checcazzo gli serve a laurea per fare il chirurgo, devi vederlo la domenica mattina come sfiletta i delfini…”
Appare necessario, pertanto, fare chiarezza sui contenuti assiomatici che leggiamo sullo schermo di casa nostra o sul display del telefono, evidenziandone i termini e gli idiomi (con la M), ed i loro contrari, perché ciascuno di noi possa scoprire la radice politico/culturale dell’estensore di una data osservazione, e magari capisca anche, finalmente, i contenuti del proprio pensiero.
Cominceremo con quello che è diventato un must dei nostri tempi, una parola che chi vuole essere a la page deve pronunciare giornalmente ed ad alta voce preferibilmente in luoghi affollati: l’aggettivo “buonista”.
Al contrario di quanto suggerirebbe il lemma, il buonista è solitamente un “pidiota” (vedi) che si contrappone alla politica di restringimento dei flussi migratori verso l’Italia. Una nuova formula ha fatto capolino nelle ultime settimane: il “finto buonista” è colui il quale predica sulla necessità umanitaria di salvare i migranti che attraversano il Mar Mediterraneo, ma che poi volta le spalle agli stessi decidendo di non ospitarne uno che sia uno in casa propria. Il contrario di “falso buonista” (con buona pace di chi pensa si tratti di una contraddizione in termini) è “razzista” o “sporco razzista”.
Il termine “pidiota” che, come appare evidente, è la crasi fra le parole piddino ed idiota, si contrappone ad un altro neologismo, “legaiolo” che fa riferimento alle pratiche onanistiche cui i leghisti sarebbero dediti con la stessa lena e gli stessi risultati dei dibattiti politici.
“Prima gli italiani”, “La pacchia è finita”, “Aiutiamoli a casa loro”, sono le formule più ricorrenti adottate dai pensatori filo-leghisti.
“Restiamo umani”, “si… poi andate in chiesa a battervi il petto”, “dove sono i 49 milioni di euro?” rappresentano il brand degli anti-leghisti.
Fin qui i classici. La citazione di alcune delle formule più fantasiose ed originali, benché non ricorrenti nelle dinamiche dei confronti, è comunque necessaria per scongiurare il rischio di inopinati misunderstanding che potrebbero generare pericolose distorsioni negli ambienti dove il nostro pensiero prende forma.
“E se anche avessero rubato i 49 milioni?! Almeno stanno facendo il bene dell’Italia!”
“Sono stanco di pagare le tasse per le vostre cooperative rosse”
“Dei terremotati non parla nessuno?” sono espressioni che non troverete frequentemente sui commenti on line, ma non si sa mai. Le frasi, ovviamente, hanno matrice filo-leghista.
Il versante contrapposto fa eco con
“Purtroppo votano anche gli imbecilli”
“Mandategli Lino Banfi a risolvere il problema”
“Scendeteli!”
Come i lettori di Siracusa Post certamente sapranno, il moto del linguaggio genera nuovi termini e concetti fiammanti a velocità vertiginosa. Il presente prontuario, mentre lo leggete, è già superato, ma per restare aggiornati si potranno consultare le pagine di Facebook, con particolare riferimento ad alcune bacheche di cui non possiamo rivelare l’intestatario per ragioni di privacy, ma che non sarà difficile riconoscere. Per riuscirci, prima ancora dei contenuti della bacheca, si dovrà osservare la fotografia del profilo. Avrà raggiunto il suo scopo chi si imbatterà nell’utente con espressione vaga ed incerta, con una faccia che ci riporti alla mente quel compagno di squadra che mettevamo sempre in porta, quell’amico per conto del quale andavamo a formulare la dichiarazione d’amore ad una fanciulla che invece diventava la nostra fidanzata, quel compagno di classe che costringevamo ad andare volontario di lunedì. Sono loro i nuovi opinionisti di Facebook, la loro rivincita finalmente è iniziata. Tutti gli altri sono destinati a diventare semplici gregari e fedeli seguaci (o, meglio, followers); impareranno cosa vuol dire avere la faccia tosta di rispondere a tono ai commenti saccenti degli economisti, il talento nel tenere testa agli intellettuali più noiosi, la fantasia di esporre articolate teorie antropologiche fra una lettura di Eva Express e la visione di Uomini e donne.
Come dice Cetto la Qualunque, “…checcazzo gli serve a laurea per fare il chirurgo, devi vederlo la domenica mattina come sfiletta i delfini…”