Le emissioni inquinanti che provengono dalle navi che sostano ed operano nei porti di Augusta e Siracusa contribuirebbero pesantemente ai miasmi della zona industriale. Questo quanto sostengono i circoli di Siracusa, Augusta e Priolo di Legambiente, che tornano alla carica dopo l’inchiesta “No fly” della Procura di Siracusa.
“Abbiamo ufficialmente raccomandato alle Autorità Portuali e alle Capitanerie di porto dell’isola – si legge in una nota dell’associazione ambientalista – di vigilare e applicare rigorosamente la normativa riguardante il cambio del combustibile in porto e di attivarsi per l’elettrificazione delle banchine . I periti della procura – continua – hanno ora esaminato questo aspetto e trovato una precisa corrispondenza tra l’accosto della nave e le alte concentrazioni di inquinanti”.
Legambiente poi evidenzia, così come già fatto dai magistrati, la carente normativa sui livelli di concentrazione delle sostanze come H2S, idrocarburi non metanici e benzene. Da qui la necessità, secondo l’associazione, di ottenere una legge adeguata che regolamenti gli inquinanti attualmente non normati ed assicuri livelli di tutela idonei a salvaguardare la salute e l’ambiente.
Ne consegue – conclude il documento – ” l’esigenza di riesaminare tutte le AIA delle aziende del polo e verificarne la corrispondenza con norme e Direttive, di affrontare con la dovuta priorità la questione riguardante l’osservanza da parte delle navi del cambio combustibile durante la sosta in porto e la elettrificazione delle banchine e di adeguare il numero del personale, che oggi appare largamente insufficiente, degli Enti responsabili dei controlli”.