UNO SPARO NEL BUIO

Parlamento: nuovi talenti crescono di Bruno Formosa

Parlamento: nuovi talenti crescono

La mancata rielezione di Razzi ha inferto un colpo ferale alla politica italiana, calderone dal quale i comici italiani attingono copiosamente per i loro repertori. Il lento ma inesorabile cammino dell’intellettuale abruzzese verso l’oblìo è già cominciato, e Crozza, per dire, non se ne può fare una ragione. La stessa sorte è toccata a prìncipi della risata come Scilipoti, Formigoni, Giovanardi, Cicchitto, Alfano, Garavaglia, Chicco Testa, Scajola. E’ vero, secondo il ben consolidato metodo, molti di loro sono stati riciclati e adesso occupano i famigerati posti di sottogoverno, ma diciamolo: non è esattamente la stessa cosa, la loro esposizione mediatica tende già allo zero ed i comici sono costretti loro malgrado a fare a meno delle brillanti dichiarazioni degli ex parlamentari.
Si chiuri ‘na potta e si rapi n’putticatu, dicono nella Venezia Giulia ed ecco assurgere agli onori della cronaca i novelli funamboli dell’arte di far ridere. Fra questi, una citazione a parte merita Laura Castelli detta “questo lo dice lei”, alla quale sono bastate un paio di ospitate televisive per insidiare le prime posizioni della speciale classifica 2018/2023. Lo scouting riguarda anche personaggi senza scranno (ma soltanto perché non candidati) come Rocco Casalino che è diventato un pezzo grosso della politica italiana grazie ai suoi meriti professionali acquisiti nell’ambito dei locali da ballo. La scelta di Casalino da parte dei 5stelle è risultata così azzeccata che il gotha grillino è già sulle tracce di Salvo il pizzaiolo de Il grande fratello, al quale potrebbe andare la delicata delega Catering & Attività culturali.
Sui must Gelmini, Rutelli, Gasparri, La russa, Madia, è inutile soffermarsi, sono classici intramontabili. E’ piuttosto verso un enfante prodige, in vertiginosa ascesa verso le posizioni di vertice, che vorremmo fossero puntate le luci dello stage comi-politico dei tempi più recenti. Il talento innato di Paolo Polidori, vicesindaco leghista triestino, ha consentito al nostro di raggiungere trionfalmente la vetta della classifica. Se si considera che Polidori riveste la misera carica di vicesindaco, è palese la sua abilità nel cercare e trovare i giusti percorsi perché l’Italia intera apprezzi le sue gustose performances.
Su queste colonne avete già avuto modo di leggere la vicenda che ha visto contrapposto Polidori nientemeno che a Marina Abramovic, in occasione della manifestazione nautica triestina La Barcolana: il manifesto che pubblicizzava l’avvenimento ritraeva l’artista serba che impugnava una bandiera sul cui vessillo si leggeva la scritta We’re all in the same boat. Il non tanto velato riferimento al fenomeno dei migranti ha consentito al leghista Polidori di montare sulla tigre. Ma questa è acqua calda rispetto al nuovo numero del performer: è ben nota la notizia del conferimento fra i rifiuti, operata personalmente da Polidori, dei miseri oggetti personali di un clochard triestino che bivaccava per strada. “Ho raccolto quegli stracci e li ho buttati, devo dire con soddisfazione, nel cassonetto, ovviamente poi mi sono lavato le mani” è la frase che il vicesindaco triestino ha pubblicato sul suo profilo Facebook, corredata di una bella foto in cui lo stesso scaraventava i materiali all’interno del cassonetto sbagliato. Al Mr. Bean di Trieste è stata elevata una multa per violazione delle norme comunali per la gestione dei rifiuti urbani, senza contare che in serata il giaciglio del clochard è stato ripristinato con coperte e materassino nuovi di zecca, donati dai triestini in segno di solidarietà.
Polidori è un talento naturale, ancorché i vertici della Lega già nord abbiano bacchettato il vicesindaco per aver provocato un’inattesa flessione del gradimento del partito in città. Il nostro eroe avrebbe fatto spallucce: la sua missione era compiuta, i giornali si erano nuovamente occupati di lui!
Un dubbio serpeggia adesso fra i corridoi della sede leghista nazionale: e se Polidori fosse una zecca al soldo del Pd che agisce per fare calare i sondaggi salviniani? Nonostante i dirigenti nazionali del partito siano già abituati alle pirotecniche ed incontrollate sortite di quei componenti della base fermamente intenzionati ad uscire dall’oblio dell’anonimato, la nuova pantomima di Polidori puzza assai. Delle due l’una: o il rampante giovanotto è un mona oppure è una zecca. Alla Lega sanno bene che il Pd ha capito da tempo che quello dei migranti è una preziosa arma di distrazione di massa, ciò che non sanno, forse, è che la premiata ditta Martina & Renzi non ha alcuna intenzione di smuovere le acque fangose della mistificazione, anzi è intenzionata a spremere ciò che rimane del limone con generiche prese di posizione all’insegna della profonda indignazione e del cauto immobilismo. Chi di noi sostenesse il contrario sarebbe più mona di Polidori, ammesso che questi lo sia davvero. E’ molto più comodo urlare lo sdegno dalle poltrone imbottite dell’opposizione: ci si alza a mezzogiorno, si fanno rigeneranti passeggiate a Trinità dei Monti, si raggiunge via del Corso per acquistare una parure d’intimo per l’amante ventiduenne e alla fine si raggiunge il parlamento con l’espressione torva e sdegnata. Economia, migranti, tenuta di democrazia, credibilità internazionale possono ancora aspettare un po’, “…avremmo fatto un governo con i 5 Stelle, se avessimo voluto lavorare…”

di BRUNO FORMOSA