Ristori e prospettive di ripartenza per le micro e le PMI del territorio

Ristori e prospettive di ripartenza per le micro e le PMI del territorio

Miceli foto interno articoli 0Dopo la “pausa” estiva nel corso della quale molti settori (non tutti) sono riusciti timidamente a ripartire siamo ripiombati in una prevedibile seconda ondata a il governo nazionale si è prodigato per l’emanazione di ben quattro decreti di ristoro alle attività economiche. In questa occasione sono state fatte due scelte: una intelligente ed un’altra chiaramente sbagliata. La prima è stata l’intuizione di fare presto riconoscendo ristori alle imprese in maniera automatica replicando bonifici sulla scia di quelli erogati dalla Agenzia delle Entrate con il precedente decreto “Rilancio”, la seconda (ingiusta) è stata di riconoscere i ristori solo ad alcuni settori economici individuati attraverso gli ormai arcinoti “codici Ateco”.

Con il primo decreto è stata data indicazione dei settori più colpiti contemplando la ristorazione, la ricettività e parte del comparto eventi. Indennizzi a fondo perduto calcolati sull’ammontare di quanto percepito in precedenza. A titolo esemplificativo le discoteche hanno percepito 4 volte il valore ottenuto nei mesi precedenti mentre i ristoranti il doppio, gelaterie e pasticcerie una volta e mezza il valore mentre taxi e noleggio con conducente un bonifico dello stesso importo. In questo decreto è stata poi rifinanziata la cassa integrazione fino a fine anno ed inserite delle indennità di 1000€ per i lavoratori stagionali del turismo e dello spettacolo. Gli stessi settori cui è stato riconosciuto l’indennizzo hanno poi avuto la possibilità di un credito d’imposta per i mesi di locazione da ottobre a dicembre con l’opzione di cedere questo credito anche al proprietario dell’immobile detenuto in affitto.

Nel secondo step, il decreto ristori bis, ha previsto un ampliamento dei settori da sostenere verso la ristorazione d’asporto, fotografi, lavanderie industriali cui è stata riconosciuta una indennità variabile a seconda del settore dal 50% (asporto) al 100% (fotografi, lavanderie industriali) di quanto percepito precedentemente. Ovviamente potranno presentare domanda le imprese che, per varie motivazioni, non hanno potuto presentare la domanda precedente. Anche il decreto ristori bis ha previsto un rinvio di scadenze fiscali e previdenziali per le zone arancioni.

A seguire sono stati poi emanati i decreti ristori ter e quater che hanno, di fatto, garantito copertura per le imprese soggette a restrizioni ufficiali e rimandato scadenze fiscali alla prossima primavera in particolare per tutte le imprese che hanno subìto riduzioni di fatturato di almeno il 33% nel primo semestre 2020 rispetto al primo semestre 2019. Parliamo di scadenze connesse ai versamenti Irpef, Irap e contributi del personale fino alle rottamazioni già sospese da precedenti decreti che sarebbero scadute il 10 Dicembre.

Insomma un impianto da circa 18 miliardi che sono stati necessari per un primo intervento, rimane però una impostazione di fondo che siamo convinti verrà corretta, anche a seguito di una forte azione di rappresentanza, a gennaio con il quinto ristoro che baserà gli indennizzi sulla base delle perdite registrate in un periodo più ampio del 2020 rispetto all’ingeneroso parametro calcolato sul solo mese di aprile. Insomma una inversione di tendenza necessaria e dovuta che auspichiamo arrivi a breve.