Tecnologia

2020: la rivoluzione di internet

2020: la rivoluzione di internet
Probabilmente nessuno avrebbe mai potuto immaginare il ruolo che avrebbe assunto un giorno internet nel mondo. Internet, prima di essere chiamata così, era nata nel 1969, si chiamava ancora Arpanet, dal nome dell’agenzia di ricerca americana che l’aveva progetta, l’Arpa (Advanced Research Project Agency) e aveva cominciato a usare i protocolli che ancora la fanno funzionare, cioè il TCP/IP (transfer Control Protocol/Internet Protocol) solo molto più tardi, nel 1983. Quando il TCP/IP diventò lo standard di comunicazione della rete comincerà a chiamarsi così, Internet, per distinguerla dalle tecnologie che la facevano funzionare e che si chiamavano internet con la minuscola.
 
Nel 1986 la chiamavano ancora Arpanet, o meglio Arpanet era la rete dei centri di ricerca accademici a cui l’Italia si collegò. Il progetto di una rete che collegasse i supercalcolatori di vari centri di ricerca era nato dall’intuizione del generale che aveva guidato lo sbarco in Normandia, Dwight David Eisenhower. Il progetto fu sviluppato dall’Arpa, da lui voluta nel 1957, in seguito agli studi di due psicologi, Robert Licklider che aveva teorizzato l’Intergalactic Computer Network (1962) e poi Larry Roberts, che aveva elaborato il progetto Arpa Net (1967). Grazie agli studi di Leonard Kleinrock, Paul Baran e Donald Davies nel 1965 si trovò anche il modo di trasmettere i dati su questa rete con ambizioni globali, ma prima di stabilirne le regole con gli RFC (Request for comments), e costruire nel 1969 gli Imp (Interface Message Processor), gli odierni router, che dovevano permettere a computer e reti eterogenee di comunicare fra di loro, Arpanet era ancora una chimera per collegare fra di loro gli scienziati che avrebbero dovuto vincere la corsa allo spazio contro i sovietici.
 
Internet oggi
Oggi, come abbiamo detto, internet è fondamentale per la nostra società e l’emergenza Coronavirus ha dato una ulteriore spinta a questa realtà, anche in quei settori che faceva fatica ad arrivare. Uno dei settori che maggiormente ha subito l’influenza della rete è quello delle vendite online. Durante il lockdown i consumatori hanno dovuto limitare gli spostamenti ed hanno quindi individuato nell’e-commerce, Amazon in primis, la soluzione per l’acquisto di ogni tipologia di merce, inclusi i beni primari. Anche utenti non abituati ad utilizzare l’e-commerce hanno quindi scoperto e utilizzato questo canale.
 
Il settore del retail, con la chiusura dei negozi fisici, si è dovuto velocemente adattare fornendo ai propri clienti un canale alternativo alla tradizionale vendita al dettaglio: si è delineata così una “nuova normalità” in cui l’ecommerce e l’ottica omnicanale, data dall’integrazione tra il negozio fisico e il proprio canale online, risulta essere fondamentale per ottenere risultati proficui.
 
Le stime presentate da Netcomm hanno registrato un aumento di oltre 1,3 milioni di nuovi consumatori online in un mese, un dato che sorprende e che soprattutto testimonia come lo shopping online abbia davvero rappresentato un metodo efficace per rilanciare le attività durante il lockdown e in vista della ripresa della cosiddetta “fase 2”. Un aiuto per la ripartenza sembra arrivare dal mondo digitale che, grazie alla tecnologia, è in grado di offrire strumenti e piattaforme per facilitare una nuova gestione delle vendite attraverso il duplice canale online e fisico, creando un nuovo modello di user experience.
 
Allo stesso tempo gli utenti hanno dato sfogo allo svago grazie ai giochi di carte online come leggiamo sui blog casino più importanti. Ma non solo, durante il lockdown gli utenti si sono lasciati andare alle serie tv, ai film ed ai vari intrattenimenti in streaming. Il colosso dello streaming Netflix, nei primi 3 mesi di questo 2020, ha raggiunto 15,8 milioni di nuovi iscritti alla piattaforma, un boom sicuramente dovuto anche alla pandemia di COVID-19 che ha colpito molti paesi del mondo. Con questo traguardo, Netflix ha raddoppiato la media prevista dagli investitori – che era di soli 8 milioni di nuovi iscritti – raggiungendo ora oltre 182 milioni di utenti attivi. Il lancio di Disney+, quindi, il servizio streaming della casa del Topo sembrava aver azzeccato il momento giusto per il lancio a marzo anche in Europa. Si calcola che siano già 500 milioni di abbonati nel giro di cinque mesi, considerando che negli Stati Uniti il servizio ha debuttato a fine 2019.
 
Netflix oggi ha toccato il suo massimo storico per azione, di 442 dollari, con una capitalizzazione di mercato che sfiora i 190 miliardi di dollari. Disney, insomma, è stata superata. L’emergenza coronavirus ha fatto crescere il valore delle azioni del colosso dello streaming molto velocemente, toccando livelli che fino a due mesi fa, prima dell’emergenza sanitaria, erano difficilmente immaginabili.