Assemblea generale

Siracusa, Roberto Alosi è il nuovo segreatario della Cgil

Siracusa, assemblea generale Cgil: si vota su Roberto Alosi

Con 104 voti a favore, 5 contrari e 7 astenuti Roberto Alosi è stato eletto nuovo segreatario della Cgil di Siracusa. Quella di Alosi è stata l’unica proposta su cui è stata chiamata ad esprimersi l’assemblea dei delegati della Cgil siracusa.
Roberto Alosi, 57 anni, è laureato in filosofia, sposato e padre di due figli, milita nella Cgil sin dagli anni ’90. Alosi, dal 2002, è stato segretario provinciale prima della Cgil Scuola e poi della FLC Cgil, quando a far parte della sigla sindacale è stato inserito anche il mondo universitario. Da 2012 Alosi è stato chiamato a far parte della segreteria provinciale della Cgil siracusana con il ruolo di responsabile delle Politiche industriali.

Questo uno stralcio delle sue dichiarazioni programmatiche:
“Quando una organizzazione come la nostra – dichiara il neo Segretario Generale della CGIL di Siracusa, Roberto Alosi – si accinge a compiere un passaggio del testimone di questa natura, non solo segna un momento di verifica e di riflessione su quanto realizzato, ma traccia il punto di partenza di una nuova agenda politica e di un nuovo impianto strategico dell’agire sindacale. Le tante vertenze irrisolte ci consegnano un territorio impoverito nella sua valenza sociale, occupazionale, produttiva e finanche nella sua valenza etica nei confronti del principio di dignità dei lavoratori e dei cittadini.
Gli ultimi dati ISTAT, relativi al 2° trimestre 2016, confermano per Siracusa un lavoro sempre più povero e con meno diritti. I flussi di ricchezza si spostano prepotentemente per oltre il 75% nel sistema dei servizi che, al netto degli occupati nel pubblico impiego e nella scuola che ne costituiscono appena il 15%, registrano il 60% degli occupati attivi della nostra provincia nell’ambito di lavori a basso valore aggiunto (addetti ai ristoranti, alberghi, commercio e servizi) e con remunerazioni ai limiti della sopravvivenza individuale (al di sotto della soglia di 500 euro al mese), restringendo prepotentemente il flusso di ricchezza reale, imputabile alla produzione di beni materiali (agricoltura, industria e settore delle costruzioni), ad un residuale 25%. Un quarto della nostra popolazione, inoltre, vive di assegno pensionistico di assai modesta entità (poco più di 600 euro al mese) e oltre 150.000 persone (fra inattivi, disoccupati e ostaggi del lavoro nero) sono senza un lavoro o vivono di espedienti e ammortizzatori sociali ormai in via di totale estinzione. Siamo di fronte ad una modificazione della geografia sociale e del mercato del lavoro di non poco conto che pone profondi interrogativi e ripensamenti al nostro agire sindacale.
Alla luce di tutto ciò, occorre costruire nel nostro territorio un punto di vista alternativo, che rifocalizzi il principio della centralità del lavoro, indirizzando tutte le politiche all’obiettivo della massima occupazione, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione e con una fortissima funzione di coordinamento e di regia del potere pubblico ai diversi livelli. Per rispondere a tutto questo, io credo che occorra orientare il nostro agire sindacale nella direzione di uno sforzo comune di responsabilità per una rinnovata stagione di forte unità sociale e sindacale. Se sapremo fare questo, riusciremo a rappresentare una splendida anomalia e un severo monito nei confronti di una politica sempre più spaccata.
Noi siamo pronti, abbiamo idee, proposte, strumenti di osservazione e un articolato Piano territoriale del lavoro in grado di affrontare la sfida di un nuovo modello di sviluppo economico e produttivo del nostro territorio. La nostra è un’area che, nonostante tutto, mantiene intatte le sue enormi potenzialità di crescita e di attrazione di risorse, disponendo di un inestimabile patrimonio industriale, agroalimentare e culturale. Bisogna rilanciare con maggiore convinzione una grande stagione di alleanze, di confronto ma anche di conflitto con i decisori politici e datoriali, affinché possano prendersi in carico l’onere di elaborare un’idea, un progetto, una visione d’insieme del territorio condivisa e partecipata e su quella convogliare investimenti, risorse e intelligenze. Ce lo impongono i lavoratori e l’interesse generale della collettività”.