dopo il 5 novembre

Siracusa, fibrillazioni nel Pd: si dimettono in 2 nell’esecutivo

Siracusa, fibrillazioni in casa Pd: si dimettono due componenti dell'esecutivo

Due dimissioni dall’esecutivo del Partito Democratico di Siracusa, all’indomani delle elezioni regionali del 5 novembre. Sono stati i giorni della discordia per il Pd, che si concludono con l’abbandono di Alessandra Furnari e Sonia D’Amico.
Per inquadrare la situazione bisogna riportare l’orologio qualche mese indietro, quando parte del partito chiese di introdurre all’interno della lista in corsa alle regionali anche il nome del candidato sostenuto dal sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo, e cioè Gaetano Cutrufo. Un volto nuovo che rappresenta la parte meno politicizzata della società, avevano spiegato i sostenitori.
Ma questa scelta non fu appoggiata dal resto del Partito Democratico che a Palermo, la notte decisiva dei nomi in corsa con il Partito Democratico, ha affrontato una battaglia aperta dai coltelli affilati, con tanto di nomi importanti scappati con le liste in mano per tentare il colpo gobbo.
Insomma, da allora uscirono fuori i nomi ufficiali per il 5 novembre: Giovanni Cafeo, Bruno Marziano e Paolo Amenta (eletto solo Cafeo).

Il segretario provinciale Alessio Lo Giudice aveva cercato di mantenere un atteggiamento neutrale, ma questo non è bastato a tenere buone le anime del partito, perchè poi Cutrufo ha corso nella lista di Ap, sostenuto dal sindaco e dal gruppo dei Garozziani.
Queste due dimissioni non sono altro che il termometro di una politica scottante che ha visto lacerazioni profonde all’interno del partito, e inoltre potrebbero essere solo l’inizio di una serie di reazioni.
A questo si aggiunge l’accusa di Lo Giudice a Garozzo per non aver rispettato lo statuto del partito e aver appoggiato apertamente il candidato di un’altra lista. A queste accuse il sindaco non ha ancora voluto replicare chiudendosi nel silenzio.

Dalle lettere scritte dalla Furnari e dalla D’Amico si evince un sentimento di forte delusione nei confronti di un progetto politico difficile da sostenere, o probabilmente solo molto diverso dalla natura che aveva inizialmente.
Parlano di regole mai rispettate, e con ogni probabilità si riferiscono alla mancata attenzione posta dal Partito provinciale nei confronti di quello regionale proprio quella notte dei lunghi coltelli.