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Siracusa, morte Licia Gioia: prossima udienza il 23 luglio. Probabile sentenza

Siracusa, morte Licia Gioia: prossima udienza il 23 luglio. Probabile sentenza

Si avvia all’ultimo atto il processo di primo grado per la morte dei Licia Gioia, il maresciallo dei Carabinieri trovato senza vita la notte del 28 febbraio del 2017 nella villetta di contrada Isola, dove la donna viveva insieme al marito, il poliziotto Francesco Ferrari.
E’ stata fissata al 23 luglio l’udienza che potrebbe portare alla sentenza: parti convocate per le 12, il primo a prendere la parola sarà il Pm, Gaetano Bono, poi toccherà alle partici civili ed infine alla difesa di Ferrari. Poi il giudice potrebbe decidere di ritirarsi per arrivare a sentenza o rinviare ad altra udienza per comunicare le sue decisioni.

Francesco Ferrari è indagato per omicidio volontario, ma ha sempre dichiarato che sarebbe stata la moglie, in preda ad una crisi nervosa, a togliersi la vita e di essere intervenuto solo per cercare di disarmarla. A sostegno di questa tesi i periti del Gup, l’esperto di balistica Felice Nunziata e il medico legale Cataldo Raffino.
L’accusa, rappresentata da Pm, Gaetano Bono, e i familiari di Licia Gioia, sostenuti dall’avvocato, Aldo Ganci, invece, hanno sempre sostenuto che la sottufficiale sia stata uccisa dal marito al culmine di una lite accesa. Il consulente Bulla in una delle ultime udienze prima dell’interruzione dovuta al covid, ha portato alla ribalta la presenza di micro gocce di sangue sul palmo della mano invece che sul dorso, a dimostrazione della sua tesi che conduce a quella dell’omicidio.
Obiezioni sono state opposte da Raffino, in particolare, a spiegare scientificamente la traiettoria delle micro gocce che dalla testa, a schizzo, hanno raggiunto il palmo della mano di Licia Gioia. Il medico legale ha anche prodotto delle foto di altri casi di suicidio, a riscontro della sua tesi, che sono state acquisite dal Gup.
Dal Pm è arrivata la richiesta di altre due perizie, una sulla maglietta indossata da Ferrari quella notte, che presentava schizzi di sangue sulla parte anteriore sinistra e sul pollice dalla mano sinistra del sottufficiale dei carabinieri. Entrambe le richieste, con il parere contrario del difensore di Ferrari, l’avvocato Rametta, sono state respinte dal Gup, Palmeri.