Siracusa tra le cinque province siciliane su nove in cui diminuisce il calo delle aziende. Il dato del tasso di sviluppo e’ sempre con il segno meno ma i numeri sono meno negativi che in passato. Questo è uno dei dati emersi dagli studi dell’Osservatorio di Confartigianato Sicilia, presentati ieri a Palermo.
Nel 2016 in provincia di Siracusa il dato si è fermato a -2,1 contro il -2,9 dell’anno precedente. Piccoli miglioramenti anche a Caltanissetta (-0,5 % contro il -2,9 %), Messina (-0,8% contro il -2%), Agrigento (-1% contro il -1,5%), Catania (-1,2% contro il -2,1%). Nel 2016 nell’isola si registra un -1,2% contro il -2,4% del 2013. I settori che vanno meglio sono quelli della manutenzione e installazione di macchinari e apparecchiature e la green economy, ma anche l’industria alimentare, che registra un tasso positivo del +1,25%. L’agroalimentare e’ il settore di punta della Sicilia, con il 32% di imprese artigiane, con un tasso di sviluppo dello +0,7%. Catania, Palermo e Messina sono le prime tre province per numero di imprese dell’artigianato agroalimentare: 2.273 a Catania, 2.097 a Palermo e 1.474 a Messina. Buone anche le performance dell’export di prodotti alimentari all’estero. In Sicilia si registra un +7%, mentre il dato nazionale si ferma a +3,6.
In Sicilia sono oltre 9 mila le imprese guidate dagli under 35 e rappresentano il 12 per cento dell’artigianato della regione. Tra le maggiori difficoltà figurano l’accesso al credito, lo spread burocratico e fiscale con gli altri Paesi Ue, il gap tecnologico e digitale con il resto d’Italia, soprattutto il Nord, la concorrenza sleale, il sommerso (ogni quattro occupati regolari ce n’e’ uno irregolare) e l’abusivismo ancora diffuso, i ritardi nella distribuzione dei fondi europei. Tutte cose che relegano la Sicilia all’ultimo posto in Italia nella competitività con un tasso del 15%, ben lontano da quello raggiunto dalla Lombardia, prima in classifica con il 53,5%.