“L’iscrizione ebraica ritrovata e il tipo di struttura ci portano alla conclusione che il luogo che si trova sotto la chiesa di San Filippo apostolo è un miqweh”. Il prof. Yonatan Adler, docente di archeologia della Ariel University di Gerusalemme insieme alla dottoressa Nadia Zeldes della Ben Gurion university del Negev hanno effettuato studi scientifici sui miqwot ed in particolare su quelli di Siracusa.
La dottoressa Nadia Zeldes ha studiato il contesto storico e le fonti che esistono ed è possibile “spiegare l’esistenza di un nucleo di ebrei a Siracusa: poteva essere una struttura ebraica e la chiesa è stata costruita successivamente dopo l’espulsione degli ebrei. Alcuni si domandano perché c’è bisogno di un altro miqweh: io ritengo non funzionassero insieme ma in periodi diversi. Secondo l’analisi questo miqweh non è realmente finito, non è completa la struttura. Per qualche ragione si sono fermati ed una delle spiegazioni può essere l’espulsione degli ebrei: furono cacciati dalla Spagna nel 1391 e buona parte di essi emigrarono in Sicilia e tra le città dove vi fu una colonia c’era certamente Siracusa. Nel 1492 gli ebrei furono costretti a lasciare l’isola, per cui è presumibilmente che in questo arco temporale possa essere stato edificato il miqweh che però forse non fu portato a termine”.
Il prof. Adler ha ricordato i suoi studi, anche quelli rabbini, e quelli relativi ai miqweh: “In Israele ne conosciamo circa mille e alcuni risalgono al medioevo. La struttura che si trova sotto la chiesa di san Filippo apostolo sembra un miqweh medievale: la recente scoperta di una iscrizione in lingua ebraica è una prova importante nella ricostruzione della storia del miqweh”. Adler è arrivato la prima volta a Siracusa nel febbraio 2018: “Volevo vedere tutte le strutture considerate miqweh da parte di altri. Lo studioso del XVIII sec, Giuseppe Capodieci, identifica tre miqweh a Siracusa: quelli di Casa bianca sono stati identificati recentemente, quelli di san Filippo hanno una ubicazione certa. Sul terzo ci sono dubbi. Sono venuto a Siracusa per studiare queste strutture e capire quali siano bagni ebraici. Mi ha molto colpito questa iscrizione in ebraico che si trova sulla parete vicino alla scala e mi ha colpito che questa struttura somiglia a quelle che abbiamo in tutta Europa. Prima non avevano prove che potessero suffragare le teorie del Capodieci. Adesso abbiamo una prova archeologica chiara e in sito che fa un collegamento fra la struttura e la comunità ebraica”.